Idrogeno fatto in casa con l’energia solare
Fonte: Autoambiente
22 marzo 2010. Sedicimila chilometri l’anno a emissioni veramente zero. Questo promette il sistema domestico di produzione dell’idrogeno a energia fotovoltaica presentato da Honda se associato all’uso della FCX Clarity, la berlina a fuel cell sviluppata dallo stesso costruttore.
Una soluzione che permetterebbe di assicurare all’auto a idrogeno di famiglia una cinquantina di chilometri di autonomia senza dover dipendere da una rete capillare di distribuzione dell’idrogeno.
L’obiettivo di Honda è commercializzare questa minicentrale di produzione di idrogeno nel 2015, 3 anni prima della disponibilità della FCX Clarity (o di un nuovo modello a idrogeno) dai concessionari.
Pannelli da 6 kW per produrre mezzo chilo di idrogeno in otto ore
Il distributore domestico è in grado di produrre circa mezzo chilo di idrogeno al giorno attingendo all’energia fotovoltaica prodotta da 48 pannelli a film sottile di tipo avanzato, prodotti dall’associata Honda Soltec, con potenza complessiva di 6 kW.
L’idrogeno è ricavato dall’acqua per elettrolisi, quindi il processo è a emissioni nocive e di gas serra praticamente zero. I pannelli solari sono invariati rispetto al prototipo precedente, ma l’unità di produzione, in precedenza in due elementi, ora è raggruppata in un corpo unico, abbastanza compatto da trovar posto facilmente nel box di casa. Honda è infatti riuscita a eliminare il compressore grazie a un processo elettrolitico che produce idrogeno già in pressione. In questo modo ha ridotto gli ingombri e migliorato il rendimento della conversione del 25%. La contropartita è che sono effettivamente necessarie 8 ore per produrre 500 grammi di idrogeno.
Energia di giorno, ricarica di notte
La carica del serbatoio avverrebbe di notte, attingendo dalla rete elettrica: lo scopo dei pannelli solari, collegati a una “smart grid”, una rete intelligente di distribuzione dell’energia, servirebbero di fatto a immettere in rete una quantità di energia pari ai consumi notturni del dispositivo. Il vantaggio è che si sfrutta il surplus di energia prodotto nelle ore notturne, quando il consumo elettrico e ridotte e le tariffe più basse, aumentando la produzione di giorno, quando la domanda di corrente è più alta.
Ma è davvero necessario farsi in casa la compensazione?
La soluzione è senz’altro elegante e ha un notevole impatto emotivo: oggettivamente il bilancio di carica del serbatoio è pur sempre a emissioni zero. Quello che ci si chiede è perché, ferma restando la produzione di idrogeno nottetempo nel proprio garage, sia necessario avere dei pannelli solari in casa. Con un investimento ben inferiore l’utente potrebbe finanziare una “quota” di pari potenza di una centrale eolica oppure solare a concentrazione, assai più efficienti in termini di costi. E perfino un grande impianto fotovoltaico permetterebbe qualche risparmio rispetto ai 48 pannelli “domestici”.
Potrebbe non essere vantaggioso, insomma, farsi in casa anche la compensazione delle emissioni di CO2.
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