Storia. Una Virgola avrebbe potuto cambiare buona parte della storia della mobilità in Italia

Virgola

Nel Motor Show di Bologna del 1994 veniva presentata la Virgola, una vettura elettrica creata dall’imprenditore vicentino Fulvio Remonato.

L’azienda ZEV di Arzignano (VI) ha presentato questa vettura a tre ruote, di cui quella anteriore sterzante e le due posteriori motrici.

La Virgola aveva 1890 mm di lunghezza, 1400 mm di larghezza e 1530 mm di altezza, disegnata dalla Car Studio di Lissone (MB) e che doveva essere omologata in versioni ciclomotore con velocità massima di 45 km/h, dando la possibilità di guida ai quattordicenni senza patente potendo portare un passeggero se in possesso di patente A, come prevedeva la normativa di allora.

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Copertina della rivista Auto Elettrica di Novembre/Dicembre 1994 con la Virgola il primo piano

La Virgola era una vettura del tutto particolare, spiccavano le linee tonde ad attraenti ma anche gli interni in pelle e il volante Momo con la quale era stata presentata al Motor Show. I due sedili erano quasi delle poltrone, comodissime e pronte ad accogliere due persone; mentre il guidatore disponeva di un semplice cruscotto che offriva i dati di autonomia residua, la percentuale di scarico delle batterie, tensione e segnali dei servizi; oltre ovviamente i dati dei chilometri totali e parziali e la velocità.

Il telaio della Virgola era tubolare in acciaio e la carrozzeria era stata costruita in vetroresina con parabrezza in vetro stratificato, Lexan per i finestrini laterali e vetro temperato per il lunotto.

Sotto i due sedili erano alloggiate i due motori a corrente continua da 2kW nominali ciascuno (6kW max) ad eccitazione in serie con doppio campo, 36 Volt, 350 Ah, alimentati da sei batterie al piombo acido, 36 Volt, 240 Ah e cambio elettronico a due marce il cui comando era posto a destra della colonna dello sterzo (in alto per la marcia avanti e in basso per la marcia indietro).

La leva di sinistra della colonna dello sterzo era quella del clacson, le frecce e l’accensione dei fari.

La batteria ausiliare al piombo gel era stata posta sotto il cruscotto, mentre quelle di trazione erano alloggiate in basso, sulla parte posteriore della vettura, facilmente estraibili con un apposito carrello.

Il contenitore stagno delle batterie permetteva il rabbocco, mentre il sistema di evacuazione dei gas prodotti dalle batterie era stato studiato con un dispositivo centralizzato.

La Virgola prevedeva un recupero del 30% della corrente massima di spunto programmata al rilascio dell’acceleratore, quindi anche un freno motore che si abbinava al freno a disco anteriore e a quelli a tamburi sulle ruote posteriori.

La maneggevolezza della Virgola era notevole e il sottoscritto ha avuto occasione non soltanto di guidarla su stradine strette, ma anche all’interno dei padiglioni della stessa Fiera di Bologna nei giorni del Motor Show, dove sarebbe stato impossibile girare con una vettura a scoppio.

Perché è stato importante il progetto Virgola

Per capire l’importanza di quest’idea bisogna contestualizzare il momento storico della presentazione. Nel 1994 la Smart era ancora al di là da venire. Nicolas Hayek, l’imprenditore svizzero della Swatch, intendeva lanciare un’auto elettrica e si susseguivano diversi prototipi con esiti altalenanti.

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Copertina della rivista Electric Car News di Gennaio/Febbraio 1997 con la Virgola in primo piano

La Virgola in un certo senso è stato uno spartiacque, perché dal punto di vista del prodotto poteva rappresentare il veicolo ideale per i giovani neopatentati al posto del motorino; ma poteva anche essere la vettura ideale per pubblicizzare i marchi delle aziende, come è stata la Smart alcuni anni dopo.

Ma c’è un altro aspetto che rendono questo progetto uno dei più importanti del settore delle auto elettriche in Italia, e lo raccontava il “factotum” e creatore della Virgola, Fulvio Remonato – del quale proprio oggi rincorrono 11 anni della sua scomparsa.

Fulvio Remonato spiegava la strategia aziendale cosi (eravamo a dicembre del 1994):

Vogliamo entrare in produzione entro i mesi di giugno o luglio del ’95, con una produzione prevista quando saremo a regime di 15mila veicoli all’anno. Il mercato su cui punteremo è quello dei giovani, particolarmente quelli che studiano il primo acquisto di un ciclomotore. Il prezzo di vendita dovrebbe attestarsi sotto i dieci milioni di lire e per raggiungere, quest’obiettivo dobbiamo impostare molto bene la futura produzione. Al momento la vettura inizierà le pratiche di omologazione, probabilmente presso la motorizzazione di Verona.

I dieci milioni di lire come prezzo finale era la chiave dell’importanza di questo progetto – che non per caso è stato ostacolato in tutti i modi da molti fino a farlo fallire.

VirgolaIn quei tempi, le vetture elettriche – poche – presenti sul mercato erano molto costose e come paragone possiamo dire che con 10milioni di lire si acquistava una Panda senza molti optional, mentre le poche Panda Elettra che venivano vendute costavano tra 28 e 30 milioni di lire…

L’azienda ZEV nata ad Arzignano, si è poco dopo spostata verso Noventa Vicentina; con delle strutture più articolate e nuovo personale; ma il progetto era già nel mirino di certi poteri forti non intenzionati a far andare avanti l’auto elettrica e negli ultimi anni dello scorso secolo è avvenuto il canto del cigno.

Perché il nome Virgola

Il nome Virgola è stato scelto in modo molto accurato, come d’altra parte tutto il progetto e il business plan. Così ha spiegato Fulvio Remonato il motivo del nome virgola…

Il nome Virgola è stato scelto perché le dimensioni della vettura permettono di parcheggiarla di traverso in mezzo alle altre auto, proprio come una virgola che si mette di traverso fra due parole.

#MarceloPadin #TheEMNteam

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