Per la prima volta al pubblico sullo stand Citroën al Salone dell’Auto di Parigi del 1955, la DS19 utilizzava materiali innovativi come le fibre ottiche nel cruscotto.
Già allora la DS19 rappresentava uno straordinario esempio di utilizzo di tecnologie e materiali assolutamente innovativi poiché oltre la già menzionata veniva proposto il tetto in plastica, che migliorava isolamento acustico e termico, i cofani in alluminio ed il lunotto posteriore panoramico in plexiglas, tutti componenti che permettevano di alleggerire la parte alta della vettura, spostando il baricentro sotto all’asse delle ruote e garantendo così una stabilità eccezionale.
Ma la DS non smise mai di evolversi: nel corso degli anni furono adottate nuove tecnologie che consentirono un incremento di cilindrata e delle prestazioni senza scendere a compromessi sulle straordinarie qualità di tenuta di strada e comfort garantite dal progetto originario, avviato negli anni ‘30 e progressivamente aggiornato nel corso degli anni.
Nel 1969, quando la vettura aveva già quattordici anni di età e molti immaginavano l’arrivo di una sostituta, la DS tornò nuovamente giovane grazie all’adozione di un modernissimo impianto di iniezione elettronica Bosch (prima vettura francese ad esserne dotata e tra le prime in Europa) che garantiva un calcolo accurato della carburazione, incrementando ulteriormente la velocità massima (che sfiorava i 200 chilometri orari) senza variare i consumi in maniera significativa e adottando una nuova plancia di bordo, più moderna e razionale, che ospitava un cruscotto con tre strumenti circolari.
Da destra a sinistra, erano presenti un contagiri elettronico (inedito, sulla DS di serie), il tachimetro che comprendeva un indicatore automatico che segnalava la distanza di frenata ed un blocco di spie posto nel quadrante più a sinistra, che permettevano di sorvegliare i principali parametri di funzionamento della meccanica, indicando la corretta carica dell’alternatore, la pressione idraulica, quella dell’olio motore, l’eccessiva temperatura del liquido di raffreddamento e l’usura delle placchette frenanti anteriori, oltre all’attivazione degli indicatori di direzione, dei fari e (successivamente) al surriscaldamento del convertitore di coppia del cambio automatico, sulle DS che ne erano equipaggiate.
Ma la novità più stupefacente non era visibile al conducente, se non nei suoi effetti pratici…
Accendendo le luci di posizione, il quadro strumenti di illuminava in verde, tinta rilassante che rischiarava anche il resto della plancia di bordo, l’intensità dell’illuminazione era regolabile tramite un reostato (già presente sui modelli precedenti) posto sotto al volante. Ma la novità era l’illuminazione del blocchetto della chiave di avviamento che non era ottenuta tramite una semplice lampadina, ma grazie ad un fascio di fibre ottiche che raccoglievano la luce da una delle lampade del quadro strumenti e la convogliavano verso la sede della chiave d’accensione.
Nel settembre del 1969, la DS, grazie ai continui aggiornamenti era pronta ad affrontare l’ultima parte della sua eccezionale carriera, battendo i precedenti record di vendite ed affermandosi come la più grande stradista europea della sua epoca.
Commenta per primo