Il designer italiano Flaminio Bertoni ha dovuto affrontare anche la sfida di offrire nelle sue auto DS una superficie vetrata che garantisse una visione panoramica senza precedenti.
Per raggiungere quest’obiettivo, Flaminio Bertoni ha dovuto adattare le linee dell’auto in modo che i clienti di DS potessero gustare il panorama e guidare in totale sicurezza.
Voglio una vettura con grandi superfici vetrate: la visibilità è sicurezza
Con queste parole l’ingegner André Lefebvre, a capo del progetto che porterà alla realizzazione della DS19, chiese al designer italiano Flaminio Bertoni di modellare un’automobile che donasse ai suoi occupanti una visione panoramica dello spazio circostante.
Lefebvre aveva sempre trovato “claustrofobico” l’abitacolo della Traction Avant che, pur modernissimo per gli anni ‘30, quando fu progettata, disponeva di un parabrezza relativamente piccolo e poco inclinato.
Bertoni raccolse la sfida con gioia: l’artista varesino si riteneva più uno scultore che un disegnatore e prese così a modellare la sagoma della futura DS su grandi blocchi di plastilina, ispirandosi non più ad un cigno, come fu per la Traction ma alla forma più aerodinamica che la natura potesse mettergli a disposizione: quella di un pesce.
Nei lunghi anni di affinamento del progetto (fu avviato nel 1938 e la vettura fu presentata nel 1955!), le mani di Bertoni smussarono ogni spigolo della plastilina che rappresentava la futura DS, fino a che le uniche superfici piane rimasero quelle dei vetri laterali: la DS19 è un insieme di curve, armonicamente raccordate tra loro e capaci di far scivolare nell’aria la sagoma di quasi cinque metri della DS senza perturbarne i flussi.
Il vetro? La brochure italiana recitava “con 2,25 metri quadri di cristalli intorno a voi, siete il conducente europeo che vede meglio”.
Ed era verissimo: Bertoni pretese un parabrezza panoramico, inclinato ed avvolgente, idem per il lunotto posteriore; cristalli impossibili da produrre con la tecnologia dell’epoca ma che il testardo designer italiano riuscì in qualche modo ad avere, sia grazie all’appoggio dell’ingegner André Lefebvre che vedeva nei vetri curvi un ottima soluzione sul piano dell’aerodinamica, che grazie all’impegno profuso nell’impresa da parte della Saint-Gobain, eccellenza nella produzione di cristalli per l’automotive oggi come allora.
Per il lunotto posteriore ci volle qualche anno in più e le prime ID e DS ne ebbero uno in plexiglas, unico materiale disponibile all’epoca che garantisse una certa durata (molte di queste prime DS sono ancora in circolazione) ed una trasparenza paragonabile a quella del vetro.
Poi all’inizio degli anni ‘60 Saint-Gobain riuscì a ripetere il miracolo e da allora anche il lunotto posteriore delle DS berlina e Break fu realizzato in cristallo di sicurezza, soddisfacendo le richieste di Bertoni.
Fonte: DS Italia
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