Opel Blitz è stato lanciato 90 anni fa e il suo nome si identificò con il marchio del costruttore, che con questo autocarro leggero rilanciò le sue sorte nella grande crisi.
Ottanta anni fa, nelle settimane immediatamente successivi al Crollo di Wall Street, anche Opel, come tantissime altre imprese in tutto il mondo, dovette affrontare le conseguenze della Grande Depressione. Anche a Rüsselsheim si dovette licenziare una parte del personale, ma, mentre altre aziende dichiararono fallimento, alla Opel almeno le catene di montaggio rimasero in funzione, sia pure a ritmo ridotto. Cessata la produzione dei grandi modelli a 6 cilindri per i quali non c’era ormai più clientela, ci si rivolse di nuovo ai modelli piccoli per mezzo dei quali si era superata la depressione del Primo Dopoguerra.
La recessione portò però anche qualche vantaggio: i controlli di qualità, ad esempio, migliorarono sensibilmente e furono effettuati utilizzando un maggior numero di persone. L’inizio dell’orario di lavoro fu anticipato per permettere ai dipendenti di occuparsi, dopo il lavoro in fabbrica, dei loro orti e campi che allora erano determinanti per il mantenimento delle famiglie. A partire dall’Estate 1930 furono inoltre organizzate delle visite guidate alla fabbrica che contribuirono anch’esse, sia pure in minima parte, al fatturato della ditta.
1930: un grande concorso a premi
Nel 1930 l’azienda indisse un concorso nazionale per scegliere il nome del nuovo autocarro leggero con motore a 4 cilindri di 2,6 litri che sarebbe uscito sul mercato l’anno successivo. Il primo premio consisteva in una autovettura Opel 4/20 HP, quelli dal secondo al quinto in una motocicletta Opel Motoclub. L’eco fu immensa: 1.500.000 persone parteciparono al concorso. Alla fine la giuria scelse il nome Blitz (“fulmine”) che riprendeva il nome di una bicicletta, Victoria Blitz, costruita da Opel esattamente 40 anni prima, e che era destinata a entrare nella storia della Casa tedesca, come simbolo grafico del suo marchio.
L’autocarro leggero Blitz si conquistò una fama quasi leggendaria che durò fino agli Anni ’70 contribuendo allo sviluppo dell’azienda. La domanda di questo modello, che veniva fornito con una gran varietà di allestimenti differenti e passi diversi, crebbe tanto rapidamente che nel giro di otto mesi la Opel si vide costretta ad aprire una nuova fabbrica, dedicata esclusivamente ai veicoli industriali, a Brandeburgo, in cui assemblare i camion da 2,0 e da 2,5 tonnellate.
Ad essi si affiancò, nel 1936, il Blitz S (dove la lettera “S” stava per “Standard”), un autocarro da 3 tonnellate equipaggiato con il motore Admiral di 3.600 cc. Questo nuovo autocarro che, come volevano la normativa del Ministero del Traffico, era in grado di muoversi in fuoristrada, era disponibile anche nelle versioni a trazione integrale e semi-cingolato (con il nome di Maultier, cioè “mulo”). La Opel ne costruì complessivamente oltre 130.000 esemplari, fino a quando la fabbrica di Brandeburgo non fu distrutta dai bombardamenti alleati.
1946: la ripresa della produzione
La produzione dell’Opel Blitz riprese nel 1946 a Rüsselsheim. Il primo cliente del Dopoguerra fu un imprenditore di Wiesbaden che pagò 6.600 Marchi un Opel Blitz dotato di un motore a 6 cilindri in linea di 2473 cc da 55 CV (40 kW), lo stesso motore usato nel 1938 per la prima Kapitan che ora era disponibile con alimentazione a benzina e a gasogeno. L’Opel Blitz si rivelò un mezzo indispensabile per l’industria e l’artigianato: le sue vendite passarono dalle 3.219 unità del 1947 alle 11.574 del 1949.
Nel 1952 ne fu presentata una nuova versione da 1,9 tonnellate caratterizzata fra l’altro da linee più moderne e arrotondate. Prodotta fino al 1960, in 89.767 unità, diede origine a numerose allestimenti speciali. Nel 1960 fu presentato un Opel Blitz sensibilmente rinnovato: un autocarro leggero da 1,9 tonnellate disponibile con 2 passi diversi (3.000 e 3.300 mm). Equipaggiato con il motore della Kapitan maggiorato a 2.605 cc da 70 CV (52 kW) – successivamente portata a 80 CV (59 kW) – raggiungeva una velocità di circa 100 km/h. Per chi poi avesse voluto un motore Diesel, c’era un economico 2.100 da 60 CV (44 kW) di derivazione Peugeot.
Dotato in seguito del 4 cilindri da 70 CV (52 kW) della Opel Rekord, il Blitz da 1,9 tonnellate restò in produzione fino al 1972 quando la produzione dei veicoli commerciali leggeri fu trasferita da Rüsselsheim negli stabilimenti della Bedford, in Inghilterra.
Gli Opel Blitz che arrivarono in Italia in pochi esemplari alla fine degli Anni ’60 erano i modelli della serie 300-350-375 DL con motori Diesel di 2.112 cc da 67 CV (49 kW) e di 2.490 cc da 96 CV (71 kW) oppure a benzina di 1.897 cc da 83 CV (61 kW). La produzione del Opel Blitz cessò definitivamente nel 1975.
Fonte: Opel Italia
Be the first to comment