La prima vettura Citroën a 6 cilindri è stata presentata al Salone di Parigi del 1928 e successivamente i modelli C6 furono assemblati anche in Italia.
Questo avveniva nella storica sede di Via Gattamelata, e, a partire dal 1930, furono denominati “Lictoria Sex”, in riferimento al regime dell’epoca.
Una versione unica, una Citroën C6E “Lictoria Sex”, un manufatto di grande valore storico, tecnico e artistico, fu donata a Papa Pio XI il 9 giugno 1930, come atto di omaggio e devozione al Santo Padre. Conservata presso il Padiglione delle Carrozze dei Musei Vaticani, fu restaurata nel 1996.
Grazie alla collaborazione dei Musei Vaticani, la “Lictoria Sex” papale, dal 4 luglio è esposta presso la Concessionaria Citroën Nicola Prezioso di Aprilia (Latina), per celebrare il centenario della Marca.
Nell’ambito dei festeggiamenti che a partire dal 4 luglio la Concessionaria Nicola Prezioso di Aprilia (Latina) espone eccezionalmente nel suo salone la storica Citroën “Lictoria Sex”, la vettura donata nel 1930 a Papa Pio XI (al soglio pontificio dal 1922 al 1939).
La vettura resterà presso la Concessionaria per circa un mese, per essere ammirata da tutti gli appassionati e i Clienti.
Si tratta di un evento eccezionale, reso possibile grazie alla preziosa collaborazione dei Musei Vaticani, che hanno concesso a Citroën Nicola Prezioso il prestito esclusivo di questa opera d’arte, un manufatto di valore storico di grande rilevanza, conservato abitualmente nel Padiglione delle Carrozze del Museo Storico Vaticano e visitabile esclusivamente dietro precisa richiesta.
Il mese di luglio 2019 scelto appositamente per l’esposizione della “Lictoria Sex”
La scelta di esporre proprio nel mese di luglio la Papamobile Citroën Lictoria Sex donata al Papa nel 1930, è dettata da precisi riferimenti: in primo luogo proprio perché nel mese di luglio del 1919, esattamente il giorno 7, fu consegnata a Parigi la prima vettura Citroën, una Type A 10HP, al primo Cliente, Sig. Testemolle. Si trattava della prima auto costruita da André Citroën nel 1919, la prima auto europea costruita in serie grazie alla catena di montaggio e la prima auto totalmente equipaggiata, ovvero fornita al Cliente completa di tutto quel che serviva per partire, inclusi pneumatici e carrozzeria!
Il mese di luglio inoltre è il mese del Raduno del Secolo, evento centrale dei festeggiamenti per i primi 100 anni di Citroën. Organizzato dal 19 al 21 del mese da Amicale Citroën & DS France, che riunisce i collezionisti della Marca in collaborazione con l’Aventure Peugeot Citroën DS, Le “Rassemblement du Siècle” si terrà sul leggendario tracciato di La Ferté-Vidame, la segretissima e storica pista prova della Marca utilizzata anche per la messa a punto della 2CV. Questo raduno internazionale promette di entrare nella storia per la partecipazione prevista di undicimila collezionisti, per le cinquemila auto esposte e per i cinquantamila visitatori attesi nel corso delle tre giornate.
Infine, all’interno del mese di luglio, non a caso è stata scelta la data del “4” per la presentazione della Papamobile Citroën Lictoria Sex presso la Concessionaria Citroën Nicola Prezioso. Proprio nella serata del 4 luglio del 1925, 250.000 lampadine illuminarono la Tour Eiffel scrivendo il nome Citroën. Lo stesso lettering luminoso, nel 1927, sarà il faro che permetterà a Charles Lindbergh – impegnato nella trasvolata atlantica con il suo aereo Spirit of St. Louis – di individuare Parigi e portare a compimento l’impresa. Negli anni la configurazione della scritta cambierà, a volte citando un determinato modello, altre inserendo un enorme orologio.
La “Lictoria Sex”
La C6 denominata “Lictoria Sex”, realizzata appositamente per il Vaticano, è una vera e propria fuoriserie. Era stata preparata e costruita dalle maestranze della milanese SAICA per il “Papa milanese”, ovvero per quel Pio XI, al secolo Achille Ratti, nato nel 1857 a Desio (città alle porte del capoluogo lombardo), che ricevette la vettura in Vaticano il 9 giugno 1930 alla presenza dei dipendenti che l’avevano costruita, vettura che utilizzò per tornare alla sua residenza, seduto sul trono posto centralmente nella parte posteriore della vettura.
Nel 1992, la vettura fu sottoposta a restauro da parte di Citroën Italia. A quell’epoca, il contachilometri della vettura segnava 156: di fatto, la C6 “Lictoria Sex” non era stata più utilizzata né da Pio XI né dai successori essenzialmente per l’incredibile opulenza dell’oggetto, coperto d’oro zecchino, broccati lavorati a mano e stucco dorati che abbellivano le parti in legno che ne arredavano l’abitacolo.
Restauro rispettoso dell’epoca
Il restauro della C6 “Lictoria Sex”, realizzato nella sede dell’Autoparco della Città del Vaticano dai tecnici di Citroën Italia con la supervisione storico-artistica dei Monumenti Musei e Gallerie Pontificie, è il risultato di un paziente e laborioso lavoro durato circa quattro anni. I lavori, iniziati il 14 ottobre 1992, si conclusero dopo 438 giorni lavorativi. L’autovettura fu riconsegnata al Padiglione delle Carrozze del Museo Storico Vaticano il 17 settembre 1996.
I criteri di restauro sono stati molteplici, scelti di volta in volta secondo le richieste del caso: dalla rigorosa conservazione dei pezzi originali, alla sostituzione delle parti deperite con materiale d’epoca; dal recupero delle cromie originarie, alla semplice pulizia delle stoffe e pelli. Furono salvaguardate le testimonianze storiche dell’autovettura, come gli stemmi di Pio XII (Papa dal 1939 al 1958) dipinti sugli sportelli. Il risultato è, oggi, una vettura da leggere nel suo connotato originale, esaltato dallo splendore dei suoi anni.
La “Lictoria Sex”, pur mantenendo immutata all’esterno la sua configurazione classica, fu allestita all’interno con una chiara lettura funzionale e iconografica, adatta all’augusta persona del Pontefice. A somiglianza di quanto avveniva nel protocollo delle carrozze Papali, mentre alla parte esterna della vettura furono affidati pochi e immediati messaggi, all’interno fu creato, con splendore, uno specifico habitat, che richiese particolari cure nell’allestimento.
I colori giocano poi una significativa parte protocollare e di raccordo sullo status del primato romano: costituiscono una fantasmagoria cromatica che va dall’amaranto delle stoffe e del damasco a fiorami, al rosso del velluto, al colore oro dei ricami e dei rilievi dei legni intagliati.
L’interno fu preparato secondo lo sfarzo del cerimoniale pontificio, che prevedeva il trono, il cielo e il suppedaneo, ossia una piccola pedana per appoggiare i piedi.
Il trono occupa il fondo della vettura, come in una sala, e domina con la sua mole lo spazio interno. Ha di fronte due strapuntini, che, in occasione di un lungo viaggio, possono trasformarsi in sedie. La sproporzione fra il trono Papale e i sedili accentua la maestosità dell’abitacolo, creando una differenziazione visiva e protocollare, che affonda le radici nella teologia del ruolo petrino.
Altro elemento distintivo è dato dal cielo che porta la iconografia classica della raffigurazione dello Spirito Santo in forma di colomba, da cui si dipartono raggi di luce. La medesima immagine è presente nelle carrozze Papali e assicura la continuità del messaggio visivo sui mezzi di trasporto dei Pontefici.
Il suppedaneo, che ha la funzione e la ideologia di non far poggiare i piedi per terra, è ottenuto dall’altezza della vettura, che si sostiene sulle quattro ruote. Inoltre, all’interno vi è un tappetino a griglia di metallo dorato, dove necessariamente il Pontefice poggiava i piedi crucigeri. Secondo il costume, i sandali o le scarpe del Papa portavano, infatti, una croce ricamata, su cui, nell’atto della prostrazione, veniva dato il bacio. I gradini della vettura permettono di potersi inginocchiare e compiere il gesto di ossequio e di riconoscimento della suprema potestà.
La vettura si avvale di ulteriori connotati iconografici e funzionali, specifici per un Pontefice. Lo scrigno centrale, collocato di fronte al seggio papale, rinserrava il breviario, ossia la raccolta di preghiere che il sacerdote deve recitare, a seconda delle ore della giornata. Al sommo dello scrigno era fissato un orologio d’oro, poi scomparso.
La porticina dello scrigno, che abbassandosi forma una mensola, reca ad intarsio l’immagine di S. Cristoforo che porta sulle spalle il Cristo Infante. La scelta iconografica è calzante, anche perché il Santo è venerato quale protettore degli automobilisti.
L’arredamento interno è ispirato al salotto del ‘700 veneziano: raffinato, curato nei più piccoli particolari, caldo per l’atmosfera di raccordo tra il cielo aperto della volta e la suggestione di una regalità aulica. I pannelli di legno celano piccoli armadi, un tempo corredati di cristalli di Boemia e di argenteria lavorata a sbalzo o a cesello. L’illuminazione, situata ai lati del seggio Papale, è resa da due lampade, collocate in due nicchie dorate.
A disposizione del Papa è posto sulla destra un quadro di comando, formato da una serie di bottoni, che consente di impartire gli ordini di marcia al guidatore, attraverso scritte luminose che appaiono sul cruscotto.
All’esterno, la vettura mantiene immutate le caratteristiche della produzione di serie: la forma, con il correre delle linee orizzontali, e il frontale, dal classico radiatore Citroën. L’auto ha un tono cupo di amaranto, con dorature nelle parti metalliche e nei gruppi ottici.
L’arma pontificia, composta dalle chiavi decussate e dal triregno, compare in più parti: dalle maniglie degli sportelli, all’arma che occupa il lunotto posteriore, situato alle spalle del Pontefice.
Ai lati di ciascun fanale, è fissata l’asta portabandiera costituita da un cilindro cavo da cui, svitando il tappo di coronamento, si estraggono i guidoncini bianco-gialli con le armi del Papa. Quando il Pontefice sale a bordo, è di rigore issare le due bandierine.
Originariamente sul bordo superiore delle portiere era dipinto lo stemma di Papa Ratti, mentre attualmente si trovano dipinte con vernice le armi del successore Pio XII, che probabilmente non usò mai l’auto, in considerazione dei tempi tragici della Seconda guerra mondiale. La targa conserva, invece, l’arme di Pio XI.
Frutto dei Patti Lateranensi
Per certi versi il dono della vettura al Pontefice da parte delle maestranze di SAICA (Società Anonima Italiana Costruzioni Automobili), struttura milanese che assemblava e commercializzava per il mercato italiano le vetture Citroën, può essere considerato come uno dei contatti di “buon vicinato” tra Stato italiano e Vaticano conseguenti ai cosiddetti Patti Lateranensi.
I Patti Lateranensi presero il nome dal Palazzo di San Giovanni in Laterano in cui avvenne la firma degli accordi, l’11 febbraio 1929, esattamente novant’anni fa (dieci anni dopo la nascita di Citroën) e sancirono, per la prima volta dall’Unità d’Italia, regolari relazioni bilaterali tra Italia e Santa Sede, con questo incipit scritto “in nome della Santissima Trinità”:
Premesso:
Che la Santa Sede e l’Italia hanno riconosciuto la convenienza di eliminare ogni ragione di dissidio fra loro esistente con l’addivenire ad una sistemazione definitiva dei reciproci rapporti, che sia conforme a giustizia ed alla dignità delle due Alte Parti e che, assicurando alla Santa Sede in modo stabile una condizione di fatto e di diritto la quale Le garantisca l’assoluta indipendenza per l’adempimento della Sua alta missione nel mondo, consenta alla Santa Sede stessa di riconoscere composta in modo definitivo ed irrevocabile la “questione romana”, sorta nel 1870 con l’annessione di Roma al Regno d’Italia sotto la dinastia di Casa Savoia;
Che dovendosi, per assicurare alla Santa Sede l’assoluta e visibile indipendenza, garantirLe una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale, si è ravvisata la necessità di costituire, con particolari modalità, la Città del Vaticano, riconoscendo sulla medesima alla Santa Sede la piena proprietà e l’esclusiva ed assoluta potestà e giurisdizione sovrana;
Sua Santità il Sommo Pontefice Pio XI e Sua Maestà Vittorio Emanuele III Re d’Italia, hanno risoluto di stipulare un Trattato …
La C6: la prima 6 cilindri di Citroën
La C6 rappresentò il primo, fortunato approccio di Citroën al motore a sei cilindri, che, presentato al Salone di Parigi del 1928, rimase in gamma fino al 1934. La sigla è composta dalla iniziale di Citroën seguita dal numero dei cilindri.
A partire dal 1928 prese il via anche in Italia la produzione di questo modello, con difficoltà crescenti a partire dal 1931/32 a causa delle leggi protezionistiche, in parte aggirate ricorrendo alla collaborazione di carrozzieri italiani.
La morte di André Citroën, nel 1935, segnò la fine dell’esperienza produttiva italiana, che aveva toccato la potenzialità di trenta vetture al giorno.
La C6 fu progettata con il voluto intento di creare una produzione di serie di gusto americano e francese insieme, in modo da accrescere la presenza della marca su tutti i mercati europei.
La sua nascita fu accompagnata da un imponente investimento di modernizzazione degli impianti, comprendente anche laboratori di prova per saggiare la resistenza delle vetture.
Nel maggio 1929, la C6 divenne C6E (la E sta per “elargie”): più lunga di cm 7 ed allargata in proporzione, con finiture esterne ed interne più attraenti. La vettura donata a Papa Pio XI è una Citroën C6E, denominata “Lictoria Sex”, assemblata e allestita interamente nelle officine di Milano.
Fonte: Citroën Italia
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