Nissan Teatro for DayZ concept al Tokyo Motor Show

Un viaggio alla scoperta degli automobilisti di domani: Teatro for DayZ per condividere

Fonte: Nissan Motor Co.

 

Tokyo, Giappone. 8 Ottobre 2015. Nativi Digitali: questo il nome dato alla generazione che sta per raggiungere l’età della patente. Cresciuti nell’era di Internet, connessi 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, questi giovani hanno un modo di relazionarsi con i propri amici, le informazioni e la tecnologia che i loro genitori non avrebbero mai potuto nemmeno immaginare.

Nissan, nel corso della ricerca per indagare i loro interessi e le loro inclinazioni come futuri automobilisti, ha coniato un termine per descrive questa generazione: “share nativess”.

Sono loro i futuri cliente dell’industria automobilistica. Ma che tipo di auto desidereranno? Vorranno un’automobile? Un concept d’avanguardia come Teatro for Dayz di Nissan, presentato al Tokio Motor Show 2015, mette le basi per comprendere il futuro e le aspettative degli share nativess.

Gli Share nativess non hanno mai conosciuto un mondo senza Internet

Internet ha raggiunto lo stadio di utilizzo di massa in momenti differenti da nazione a nazione. In Giappone, ad esempio, nel 1998 a utilizzare Internet era ancora solo il 13,4% della popolazione. Nel 2003, questa percentuale era cresciuta fino a raggiungere il 64,3%: appena l’inizio della generazione degli share natives.

Le connessioni Internet casalinghe hanno cambiato il modo di giocare ai videogiochi di questa generazione. In ambito videogames, negli anni novanta i dispositivi portatili e i giochi 3D hanno fatto furore.

Poi Internet a banda larga ha stravolto ogni cosa, rendendo possibile giocare con persone che si trovavano in un’altra città o addirittura in un altro paese. Giocare è diventato sinonimo di connettersi e la distinzione tra amici ed estranei con interessi in comune è cominciata a diminuire.

Parallelamente a Internet e altrettanto velocemente si sono diffusi ovunque i telefoni cellulari. Nel 1999 i cosiddetti telefonini erano già appannaggio del 67,7% della popolazione. Quattro anni dopo si era già al 94,4%. Gli smartphone hanno avuto una diffusione ancor più rapida, passando dal 9,7% del 2010 al 62,6% del 2013.

Con la rapida evoluzione dei telefonini, passati rapidamente da oggetto riservato agli adulti a strumento a disposizione anche dei più piccoli, gli share natives hanno saltato a piè pari la fase in cui si utilizzava il telefono e il computer di casa per passare direttamente a strumenti di connessione personali e a tempo pieno. Oggi Blog e social network sono divenuti parte della vita quotidiana. Mentre gli adulti scrivono post sui loro Desktop, gli share natives usano i loro dispositivi mobile per postare le proprie foto e condividere esperienze sui social.

La condivisione oltrepassa i confini

La più grande differenza tra gli share nativess e la generazione precedente è tutta nel rapporto con l’informazione. Le generazioni precedenti ricevevano informazioni attraverso i media tradizionali, come TV e stampa. L’esperienza era dall’alto al basso e unidirezionale. Internet ha trasformato le informazioni in qualcosa che la gente cerca. Siamo nell’ambito dell’interazione ed è l’utente ad avere il controllo. Per gli share natives, cercare le informazioni è naturale.

Internet è un oceano sconfinato e straripante di informazioni. Gli share nativess si sentono a casa in questo ambiente, muovendosi con naturalezza da un posto all’altro, scoprendo in continuazione cose nuove e trovando soddisfazione alla loro curiosità. La gran parte delle informazioni è gratuita, così il problema dei costi si pone raramente. Eppure in questo mare magnum di informazioni non è facile trovare esattamente quello che si sta cercando. Per questo motivo gli share natives con interessi simili si connettono tra loro, a prescindere dal fatto di essere amici nella vita reale o di conoscersi solamente online. Gli share natives non hanno alcun problema a gestire relazioni che esistono solo in rete.

Al giorno d’oggi le informazioni vengono condivise in tempo reale e le informazioni condivise con una persona, possono velocemente essere condivise nuovamente con altre persone. I nativi digitali non hanno alcun problema a ricevere informazioni da sconosciuti o a condividere i post dei loro amici.

Per comunicare sensazioni reali non servono parole

Per gli share natives,  connettersi e condividere è parte della vita quotidiana. Gli smartphone rendono queste esperienze ancora più immediate.

Fin dall’infanzia, gli share natives hanno avuto occasione di utilizzare dispositivi digitali portatili. Di conseguenza, il loro modo di comunicare è spesso telegrafico. Con una solo parola o un emoticon spesso dicono tutto. I loro acronimi, le loro abbreviazioni e i simboli che utilizzano cambiano in continuazione, rendendoli indecifrabili per le generazioni precedenti. Armati dei loro smartphone, gli share natives possono comunicare un’infinità di esperienze ed emozioni senza dire o scrivere una singola parola.

Anche il loro modo di guardare le fotografie e i video è differente. Visto che tutto è ormai condiviso sui social media, il piacere di guardare le immagini non nasce più da un momento privato, ma dall’esperienza, pubblica, del condividerle. Pubblicando immagini di amici in maschera, selfie e video da feste ed eventi, gli share natives trovano nuovi amici. Tutto viene condiviso in tempo reale e senza limiti spaziali.

I giochi e le app per gli smartphone hanno contribuito a diffondere le possibilità di provare e vivere mondi virtuali, rendendoli molto più immediati. Basta anche una breve pausa agli share natives per aggiornare i loro profili social o giocare, mentre sofisticatissime mappe e GPS ridefiniscono il senso dello spazio virtuale e reale.

I telefoni, pensati per comunicazioni one-to-one, sono stati sostituiti da app per smartphone che consentono conversazioni di gruppo. La maggior parte di questi servizi è gratuita, così gli share natives possono starsene comodamente seduti a casa propria e chattare con amici di ogni parte del mondo con la stessa facilità con la quale i loro genitori si riunivano per una festa tra vicini di casa.

Teatro for Dayz – l’auto per condividere le emozioni

Essere connessi con i propri amici è fondamentale per gli share natives. Gli adulti restano ancora perplessi di fronte ai giovani  assorti nei loro smartphone, ma è così che oggi le nuove generazioni vivono la loro esistenza.

Nissan si è interrogata a lungo su che tipo di automobile possa attrarre gli share natives. La risposta è Teatro for Dayz: una piattaforma grazie alla quale gli share natives possono giocare, creare, comunicare e condividere le proprie esperienze ed emozioni.

Per chiunque, a prescindere dall’età, l’entusiasmo che un veicolo può trasmettere è strettamente legato all’esperienza di guida. Fino ad oggi Nissan si è concentrata sulle aspettative di guida di un target nato nel XX secolo: raggiungere posti nuovi, godere di una vettura comoda e lussuosa, esplorare nuove sensazioni di guida, lasciarsi entusiasmare da grandi prestazioni. Con Teatro for Dayz Nissan si rivolge, invece, direttamente agli share natives. Un’auto che è al tempo stesso un radicale superamento del passato e una entusiasmate visione del futuro, una tela bianca sulla quale gli share natives potranno creare, vivere e condividere esperienze. Teatro for Dayz sarà dunque una piattaforma di lancio per l’immaginazione e una fonte di ispirazione, la prima auto in grado di catturare i cuori e le menti della prossima generazione di automobilisti.

Note: I dati relativi all’utilizzo di Internet e di altri mezzi di comunicazione sono estrapolati dalla “Communication Usage Trend Survey” del Ministero degli Affari Interi e della Comunicazione del Giappone.

 

In English

Insights into the next generation driver: Teatro for Dayz for digital sharing

 

Source: Nissan Motor Co.

 

October 8th, 2015. “Digital natives” is the name given to the generation now approaching driving age. Growing up with the Internet and connected 24/7 by digital technology, this generation relates to friends, information and technology in ways their parents’ generation never imagined.

As Nissan researched the interests and attitudes of future car customers, the company coined a term to describe the generation that will reach driving age in the next few years: “share natives.”

These are the future customers for the automobile industry.  But what kinds of cars will they want? Will they even want cars? Visionary concepts like Nissan’s Teatro for Dayz, on display at the 45th Tokyo Motor Show 2015, are a starting point for understanding the future with share natives.

Share natives have never known a world without the Internet

Internet use has reached critical mass in different countries at different times. In Japan, for example, Internet penetration was just 13.4% in 1998. By 2003, the rate had reached 64.3%. This was the beginning of the share native generation.

Home Internet availability transformed the way this generation played. Consider video games. In the 1990s, portable game devices and 3D home video games were all the rage. High-speed internet connectivity changed everything; it enabled children to play games with friends who were in the next town or even in another country. Play became synonymous with connecting and the line dividing friends from strangers with common interests began to disappear.

Following fast on the heels of the Internet was the ubiquitous spread of mobile phones. In 1999 mobile phone penetration reached 67.7%. Four years later it had increased to 94.4%. Smartphone growth was even more explosive, expanding from 9.7% in 2010 to 62.6% in 2013.

As mobile phones rapidly evolved from a technology only for adults to something every child had to have, share natives skipped over the experience of home (landline) phones and shared family PCs and went straight to full-time personal connectivity. By this time, blogs and SNS were part of everyday life. While adults wrote blogs on desktop PCs, share natives used their mobile phones to post and share their photos and experiences on social media.

Sharing that surpasses communities

The greatest difference between share natives and previous generations is their engagement with information. Older generations received information through traditional media, such as television and newspapers. The experience was top-down and one-way. The Internet turned information into something people search for. It’s interactive and user-controlled. To a share native, search is natural.

The Internet is an ocean of information that is borderless and overflowing. Share natives feel at home in this environment, naturally moving from place to place, always discovering new things and satisfying every curiosity. Most information is free, so the question of cost rarely arises. Yet in this rapidly expanding ocean of information, it is challenging to find exactly what you need. That’s why share natives connect with others who share their interests, whether it be real world friends or people they know only online. Share natives are perfectly comfortable having meaningful relationships that exist only online.

Today information is shared immediately. And information shared with one person can very quickly be shared with others. Share natives have no reservations about sharing friends’ posts with strangers or receiving information from someone completely new.

Communicating true feelings—no words required

For share natives, connecting and sharing is daily life. Smartphones make the experience even more immediate.

From the time they could walk, share natives have used handheld digital devices. As a result, their communication is often in shorthand. A single word, emoji or emoticon often says it all. This generation’s acronyms, abbreviations and symbols are ever-changing and indecipherable to older generations. Armed with smartphones, share natives can communicate a full range of experiences and feelings without speaking or typing a single word.

Even enjoying photos and videos is different for this generation. Since everything is shared on social media, enjoyment is derived not from the private moment of viewing images, but from the public experience of sharing them. By posting pictures of friends in costumes, selfies and videos from parties and events, share natives find likeminded friends. Everything is shared immediately, and the experience is borderless.

Games and smartphone apps have expanded the experiences of the virtual world and made them all more immediate. Even during brief breaks, share natives update their statuses and play games, and sophisticated maps and GPS functions are rearranging the sense of virtual space in the real world.

Phones were initially designed for one-on-one communication, but smartphone apps now allow group conversations. Most of these services are free, so share natives can sit in their own space, chatting with friends from around the country as easily as a previous generation might have gathered for a neighborhood party.

Teatro for Dayz —the car for sharing experiences

What share natives value above all else is being connected to friends. Older generations may shake their heads at the sight of kids absorbed in their smartphones, but this is how life is experienced for them.

Nissan grappled with the question of what kind of car would appeal to share natives. One concept is Teatro for Dayz: a platform from which share natives can play, create, communicate and share experiences.

For everyone, regardless of age, the excitement of vehicles lies in the experience. Until now, Nissan has focused on vehicle experiences familiar to anyone born in the 20th century: driving somewhere new; basking in luxury; exploring driving passion; brisk acceleration. With Teatro for Dayz, Nissan has designed a car just for share natives. Representing both a radical departure from the past and compelling vision of the future, this concept is a canvas from which share natives can create and share experiences. As a platform for imagination and free inspiration, Teatro for Dayz will be the first car to excite the hearts and minds of the next generation of drivers.

NB: Facts and figures concerning Internet and telecommunications usage rates were drawn from the Japanese Ministry of Internal Affairs and Communications’ “Communication Usage Trend Survey”

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