Vintage Garage: diamo una “scossa” alla tua auto

Denis Naletto, uno fra i meccanici più apprezzati in Italia, spiega come rende ecologici mezzi d’epoca e moderni senza togliere il piacere della guida tradizionale

Fonte: Varese News

 

Varese, Italia. Novembre 2016. Nel mondo degli appassionati di auto d’epoca il nome di Denis Naletto non è nuovo. La sua Vintage Garage ha riportato a nuova vita decine di bolidi dal valore inestimabile trovando spazio su riviste e manifestazioni prestigiose. Oggi uno dei meccanici più apprezzati in Italia, si reinventa con un’attività innovativa.

Signor Naletto, Vintage Garage offre una soluzione inedita sul mercato, almeno per il momento. Di cosa vi occupate?

«Vintage Garage New Life converte auto con motore a scoppio in macchine elettriche grazie alla partnership instaurata con Newtron Italia, azienda specializzata in questo settore con un’esperienza pluriennale alle spalle».

Avete presentato da poco una Fiat 500 d’epoca completamente elettrica. Perché avete scelto questo modello?

«Perché è il simbolo più conosciuto nel mondo dell’Automotive italiano e perché data la mia esperienza professionale come meccanico d’auto d’epoca, abbiamo voluto offrire una prospettiva anche ad automobili per cui le normative sono sempre più stringenti».

Quindi, solo auto d’epoca?

«No, le nostre trasformazioni sono possibili per qualsiasi tipo di auto, sia d’epoca che moderne. Semplificando molto sostituiamo il motore tradizionale con uno elettrico senza rimuovere la scatola del cambio e quindi mantenendo il piacere della guida “tradizionale” e lasciando inalterate tutte le altre caratteristiche della macchina».

All’utente finale questa trasformazione cosa comporta in termini di risparmio?

«Prima di tutto non si paga il bollo mentre le spese dell’assicurazione si dimezzano, inoltre non si è soggetti al blocco del traffico e, una volta muniti dell’apposito bollino, non si paga il parcheggio. Infine si eliminano i costi dei tagliandi di manutenzione».

Quanto costa un intervento di Vintage Garage?

«I costi sono proporzionati al peso della macchina. Disponiamo di tre kit: small, medium e large a seconda del mezzo con cui si circola. Tutta l’operazione è deducibile fiscalmente per il privato, mentre chi ha la partita IVA può usufruire del super ammortamento al 140% dedicato ai beni strumentali».

A chi si rivolge il vostro cliente per la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’auto?

«Sempre a noi. Il motore elettrico è composto da due parti: il pacco motore con la sua centralina di controllo e la batteria, che può essere acquistata o noleggiata. Il resto dell’auto rimane inalterato. Tutta l’operazione è poi deducibile fiscalmente».

Che autonomia garantiscono questi kit?

«Anche questo aspetto è “personalizzabile”. È il cliente che decide secondo le sue esigenze: si parte da un minimo di 100 a un massimo di 300 km. Anche se è già previsto un aggiornamento a 400 km e un kit ibrido davvero interessante».

Secondo uno studio realizzato da Nissan – che sull’elettrico sta investendo ingenti risorse – e presentato al London Future Fest, il 76% dei millenials, i giovani per intenderci, considera guidare un’auto elettrica preferibile rispetto a una a motore a combustione. Crede che questa fotografia rispecchi la realtà italiana?

«In generale credo che l’Italia sia molto indietro se pensiamo realtà come la Svezia o l’Olanda che, entro il 2019, non avranno più auto tradizionali».

Si sente un innovatore, un precursore, oppure semplicemente un imprenditore che sta vivendo i suoi tempi?

«Non mi sento un innovatore, cerco di portare avanti quelle che sono le mie idee e le mie passioni. Poi mentre cammini ti accorgi di voler qualcosa anche per chi verrà dopo di te. Ho sempre lavorato su motori con grosse prestazioni, ma anche tante emissioni. Oggi abbiamo la possibilità di avere prestazioni a 0 emissioni. Quindi perché non seguire questa strada? Oggi dobbiamo lavorare in modo costruttivo, pensando a chi verrà dopo. Dobbiamo essere reattivi».

Perché dopo un passato in Svizzera come meccanico specializzato, non ha deciso di aprire lì questa attività?

«Perché i costi di gestione sono improponibili. Ho avuto tante richieste da parte dei miei clienti per andare a lavorare all’estero. Ora con questo nuovo progetto mi sono dato una scadenza, se entro 4 anni non ingrano sarò costretto a lasciare l’Italia. Ma a quel punto cosa rimarrà del nostro Made in Italy?».

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