Il recente intervento nel quale Ursula Von der Leyen ha sparato a zero contro le auto elettriche cinesi, non rispecchia la raltà dei fatti.
Nonostante essere lontani, sappiamo come stanno veramente le cose in Cina e di fatto i sussidi di cui ha parlato la Presidente della Commissione Europea sono molto meno influenti di quanto si pensi. La potenza di fuoco delle aziende cinesi di auto elettriche va individuata altrove.
Il nostro collaboratore Marco Loglio, da molti anni residente in Cina, a Shenzhen, vive questa situazione in prima persona e ha voluto testimoniare al riguardo, inviandoci il seguente articolo che pubblichiamo; promettendo di ritornare sul tema con altre considerazioni.
Ecco la parola di Marco Loglio…
A proposito della inchiesta della commissione europea sulle EV cinesi
Nell’intervento degli scorsi giorni di Ursula Von der Leyen circa il dumping praticato dalle industrie cinesi di EVs, che ha portato ad una commissione di inchiesta contro la importazione di EV cinesi in Europa, ci sono molte dichiarazioni totalmente infondate, che come produttore di auto elettriche in Cina ed esportatore in Europa mi sento di denunciare.
Innanzitutto la Von der Leyen suggerisce che il prezzo delle auto elettriche cinesi è artificialmente mantenuto basso grazie ad ingenti sussidi statali.
Vorrei chiedere quali sussidi…! Gli incentivi statali per l’acquisto di auto elettriche in Cina sono terminati lo scorso anno e non sono stati più rinnovati. Erano comunque molto più bassi di simili incentivi che sono rilasciati da tutti i governi europei in favore delle vetture elettriche.
Per fare un esempio il massimo degli incentivi in Cina lo scorso anno era di circa 3000 Euro, mentre in Lombardia si può arrivare fino a 11.000 euro di incentivi sommando quelli statali a quelli regionali.
Questi incentivi erano comunque a disposizione di tutte le auto elettriche vendute nel paese, cinesi o estere, inclusi i marchi europei.
Ci sono poi degli altri incentivi che si basano sulla tassa di registrazione del veicolo che ammonta a circa 1200Euro, anche questa a favore di tutte le marche senza distinzione.
Questa tassa tuttavia assomiglia molto al bollo di circolazione esistente in molti paesi europei, in cui le auto elettriche sono esenti dal pagamento del bollo per 5 anni.
In Europa anche l’assicurazione può avere degli sconti in caso di veicolo elettrico mentre in Cina le assicurazioni non fanno sconti.
Altri sussidi non esistono e le case produttrici, siano private o pubbliche, devono fare i conti con le proprie finanze per sviluppare prodotti innovativi, facendo spesso bancarotta.
Pochi sanno che i marchi cinesi di auto elettriche erano oltre 500 solo qualche anno fa, ma ora si sono ridotte a 100 marchi, proprio perché la competizione ha fatto sparire dal mercato i competitori meno innovativi.
Se le auto cinesi costano meno, è perché il mercato ed i numeri sono enormemente maggiori che in qualsiasi altra parte del mondo, in cui non si è creduto nell’elettrico, mentre la Cina sviluppava tutta la filiera produttiva ed i sistemi di ricarica in modo capillare .
Infine una considerazione ovvia a chi minimamente conosce il mercato globale automotive. I prezzi degli EVs in Cina sono relativamente bassi ma in Europa in particolare, le auto elettriche prodotte nel paese del Dragone hanno prezzi almeno doppi rispetto al mercato interno, e non si possono definire economiche.
Questo vale non solo per le piccole aziende come la mia, ma anche per colossi come BYD che per esempio vende una Seal a 26.000 USD in Cina e 50.000 USD in Europa, una Tang a 35.000 USD in Cina e a 70.000 Euro in Europa, Atto 3 a 20.000 USD in Cina e 40.000 Euro in Europa.
Questo è dovuto in parte ai costi di trasporto ed agli alti costi di omologazione che da soli costituiscono una sorta di ulteriore dazio, aggiunto a quello già praticato in Europa a tutti i tipi di veicoli prodotti in Cina ed esportati in Europa.
Da quali pratiche sleali cinesi la Commissione Europea debba difenderci rimane un rebus che vedremo come verrà risolto.
Marco Loglio
Vice Presidente Lojo EV
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