Opel chiede dibattito sulle normative anti CO2

Il CEO di Opel Group chiede l’avvio di un dibattito aperto sulla futura normativa per le emissioni di CO2

Opel e lo stato federale dell’Assia ospitano un workshop con i massimi esperti del settore

Fonte: Opel

 

Rüsselsheim, Germania e Bruxelles, Belgio. Marzo 2015. L’attuale normativa sulle emissioni di CO2 può davvero essere definita un successo? Che impatto avrebbe sull’industria e sull’economia in generale l’introduzione di continue restrizioni dei limiti di emissione? Quali sono le alternative che si prospettano per il futuro?

Un gruppo di esperti, che includeva alcuni esponenti del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e del Centro Europeo per la Ricerca Economica (ZEW), ha affrontato tutte queste problematiche in occasione di un workshop tenutosi a Bruxelles e ospitato da Opel insieme al Ministero per gli Affari Federali ed Europei del Land dell’Assia.

Il CEO di Opel Group, Karl-Thomas Neumann, ha chiesto che vengano analizzate le future normative sulle emissioni di CO2 per il settore automobilistico. Per il periodo successivo al 2020, Neumann ha proposto un modello basato su limiti ragionevoli di consumo per le gamme prodotti e su altri fattori, come ad esempio l’integrazione nel sistema europeo di scambio di quote di emissione (ETS). “Il futuro degli obiettivi in materia di CO2 dopo il 2020 è un argomento di fondamentale importanza per l’intero settore. Opel desidera avviare un dibattito ampio all’insegna dell’imparzialità,” ha dichiarato Neumann.

Tale approccio è sostenuto da risultati scientifici: il prestigioso Massachusetts Institute of Technology ha presentato un recente studio sui vantaggi e sugli svantaggi degli attuali sistemi di regolamentazione. Gli scienziati si sono accostati al tema da un punto di vista economico e i risultati dimostrano che la normativa in vigore, che considera soltanto gli obiettivi di emissione per le automobili di nuova costruzione, presenta delle carenze. Di fatto non risulta molto efficace né per quanto riguarda gli effetti climatici né sotto un profilo macroeconomico.

Gli esponenti del Centro Europeo per la Ricerca Economica (ZEW) di Mannheim e il Professor Andreas Löschel dell’Università di Münster hanno illustrato alcune possibili alternative.

“Il sistema di scambio di quote di emissione pare essere una soluzione estremamente valida. Questo sistema di scambio è già stato utilizzato per le centrali elettriche e le industrie energivore, perché non adottarlo anche nel settore dei trasporti e del traffico?” ha spiegato Löschel.

John Reilly del MIT ha aggiunto che l’inclusione del sistema di scambio di quote di emissione nella normativa sulla CO2 per il settore del traffico farebbe risparmiare all’economia europea da 25 a 60 miliardi di euro ogni anno.

Le presentazioni degli scienziati sono state discusse ampiamente in una successiva tavola rotonda. A quest’ultima hanno partecipato, oltre ai rappresentanti del MIT e dello ZEW, anche alti funzionari europei come Philip Owen, della Direzione Generale per l’Azione per il Clima della Commissione Europea e il parlamentare europeo Jens Gieseke, insieme a Richard Smokers dell’Organizzazione Olandese per la Ricerca Scientifica Applicata (TNO).

La normativa attuale sulle emissioni di CO2 per le autovetture e i veicoli commerciali leggeri all’interno dell’Unione Europea si concentra sul consumo medio della gamma di nuove automobili prodotte da ciascuna casa costruttrice in Europa. Sono stati fissate soglie di 130 grammi per chilometro per l’anno in corso e di 95 grammi per chilometro per il 2021. Tenendo conto solo delle automobili di nuova produzione, la normativa ignora la maggior parte delle emissioni di CO2 reali. Lo stesso si può dire delle prestazioni e della modalità di guida effettive. A ciò si aggiunge il fatto che l’industria automobilistica viene trattata con molto più rigore rispetto ad altri settori. “E’ necessario un contesto di parità per la normativa sulla CO2. E’ giunto il momento di concentrarsi sulle condizioni quadro,” ha commentato Karl-Thomas Neumann.

Opel è una delle case automobilistiche europee di punta in ambito tecnologico ed è molto attiva nella definizione degli standard di efficienza dei consumi. La versione diesel più efficiente della nuova Corsa, ad esempio, limita le emissioni di CO2 a 82 g/km sul ciclo combinato, il che equivale a un consumo di carburante di 3,1 litri per 100 chilometri e fa della nuova Corsa il modello Opel a più basso consumo attualmente sul mercato e il diesel con consumo più ridotto in assoluto oggi in commercio.

L’azienda si trova attualmente impegnata nella più imponente offensiva di prodotto della sua storia. 17 nuovi motori a basso consumo e 27 nuovi modelli di auto saranno sviluppati e commercializzati entro il 2018. Opel è ottimista circa la possibilità di raggiungere gli obiettivi fissati per la gamma entro il 2021, grazie ai suoi nuovi modelli e propulsori.

Negli ultimi anni, Opel ha conseguito notevoli progressi nell’ambito della riduzione delle emissioni. Secondo le statistiche della UE, le emissioni medie di tutte le nuove automobili vendute da General Motors nei paesi dell’Unione Europea dal 2000 al 2013 solo calate di quasi un quinto, arrivando a 132,8 grammi di CO2 per chilometro.

 

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1 Comment

  1. Ottimo articolo, davvero interessante. Effettivamente la casa automobilistica Opel é davvero una delle case costruttrici più impegnate a livello europeo in ambito ambientale. L´idea di applicare lo scambio di quote di emissione non solo per le industrie energivore, ma anche per gli automezzi sarebbe un´ottima idea, visto che il problema ambientale dell´inquinamento e la consapevolezza che il petrolio non sia una fonte illimitata, é un tema di estrema attualità. ma forse dietro tutte queste belle iniziative ci sono troppi interessi che remano contro….

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