La storia di Auto Lux, elettrica a Milano nel 1937

Auto Lux

Di Franco Maggiolini

Pubblicato nel numero 2 di Auto Elettrica, Marzo – Aprile 1992.

 

Nel periodo bellico, la mancanza di benzina permise iniziative singolari

Per ridurre il consumo energetico, a Milano nel 1937 venne fondato da un gruppo di aziende costruttrici di componentistica nel campo elettrico il Consorzio Nazionale Auto Lux con sede in Via Procaccini 2.

Lo scopo dichiarato era quello di produrre veicoli a trazione elettrica sfruttando il particolare momento economico in cui la penuria e l’alto costo dei carburanti imponevano la ricerca di combustibili alternativi.

L’energia elettrica era l’alternativa nazionale più economica in quanto prodotta totalmente nelle nostre centrali, veniva pubblicizzata come risposta “alle inique sanzioni” decretate dagli alleati nei nostri confronti.

L’Auto Lux nasceva quindi con l’obiettivo di proporre veicoli che, dimenticata la benzina, permettessero di muoversi e trasportare merci nei centri urbani. Nel listino si poteva trovare così una vetturetta a tre ruote, due posteriori e una anteriore sterzante, carrozzeria a due porte con abitabilità per due persone e un piccolo vano bagagli posto dietro ai sedili in quanto il baule posteriore era totalmente occupato dalle batterie; velocità massima dichiarata: 35 km/h.

Questa vettura venne presentata al Salone Internazionale di Milano del 1937 ma non riscosse un grosso successo di vendite, trovarono invece molto più acquirenti i veicoli commerciali divisi nel listino in tre gruppi: motocarri, furgonette e autocarri.

I motocarri con cabina chiusa altro non erano che modelli tradizionali con motore endotermico trasformati in trazione elettrica e carrozzati come l’acquirente desiderava, con cassone aperto, telonato, furgonato, ecc. La portata massima era di 12 quintali, il motore sviluppava la potenza di 3 kW ed era gestito da un controller a tre velocità mentre la trasmissione era cardanica.

Di autocarri ne vennero prodotte diverse versioni che si differenziavano per la portata e per il telaio originale in cui si servivano per la trasformazione da endotermico a elettrico.

Il più piccolo poteva trasportare 10 quintali, derivava da un telaio automobilistico e si poteva avere come autocarro o furgone; il motore aveva 3 kW di potenza mentre le batterie erano disposte parte nel vano motore e parte sotto il cassone posteriore tra i due assali.

Il modello intermedio portava 16 quintali ed il motore sviluppava solo 3 kW di potenza. L’autocarro di maggiore portata raggiungeva i 20 quintali ed era equipaggiato con un motore di 7 kW che gli permetteva di raggiungere i 30 km/h di velocità massima.

Queste produzioni ebbero una discreta diffusione fino alla fine del secondo conflitto mondiale, agevolata dal basso costo di vendita rispetto alla concorrenza e dalla disponibilità di effettuare trasformazioni di veicoli già circolanti aggirando così tutti i problemi di costruzione ex novo che il periodo autarchico imponeva.

Quando terminata la guerra la benzina tornò ad essere disponibile e le grandi aziende riconvertirono le produzioni belliche, anche per l’Auto Lux arrivò la crisi a causa di un prodotto che non aveva le prestazioni delle vetture utilitarie o dei veicoli commerciali.

L’ultimo tentativo di continuare l’attività si ebbe presentando veicoli filoviari per i trasporti pubblici, ma anche questi pur presentando alcune novità tecniche non ebbero diffusione adeguata e il consorzio si sciolse alla fine del 1948.

Purtroppo nessun veicolo è giunto fino a noi nonostante si sia potuto calcolare una produzione globale di oltre 100 unità.

 

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