Italia è uno dei Paesi leader in Europa nella produzione e l’impiego di energia da fonti rinnovabili e dopo aver raggiunti gli obiettivi dell’UE per il 2020, ora si guarda il 2030.
Per arrivare a una mobilità elettrica sostenibile al 100% è fondamentale che i veicoli a zero emissioni siano alimentati con corrente prodotta da fonti rinnovabili. L’Unione Europea è impegnata in tal senso sin dal 2009, quando la Direttiva 2009/28/CE ha definito gli obiettivi da raggiungere per ogni singolo Paese entro il 2020, in particolare la quota di energie rinnovabili utilizzate rispetto al totale dei consumi finali.
Nel 2018 – ultimo anno di cui sono disponibili statistiche aggiornate – secondo il rapporto “Fonti rinnovabili in Italia e in Europa” a cura del GSE (Gestore Servizi Energetici), la somma dell’energia prodotta da idroelettrico, solare, eolico, bioenergie e geotermia ha coperto il 17,8% dei consumi finali lordi italiani, superando il target per il 2020, fissato al 17%.
I target europei
Un risultato degno di nota, perché nel 2018 l’Italia è stato l’unico tra i grandi Paesi dell’Unione Europea (oltre a noi, Germania, Francia, Spagna, Regno Unito) ad aver superato il target assegnato. Inoltre, tra i cinque principali Stati membri per consumi energetici complessivi, nel periodo di riferimento l’Italia ha registrato il valore più alto in termini di quota coperta da energie rinnovabili.
Scendendo nel dettaglio e considerando i singoli settori, nella Penisola le FER (Fonti Energetiche Rinnovabili) hanno coperto il 33,9% della produzione elettrica, il 19,2% dei consumi termici e il 7,7% dei consumi nel settore dei trasporti.
I consumi in Europa e in Italia
La tep (acronimo di tonnellata equivalente di petrolio) è un’unità di misura energetica che corrisponde alla quantità di energia sprigionata dalla combustione di una tonnellata di petrolio grezzo; il Mtep (Megatep) corrisponde a 1 milione di tep. Se parliamo di consumi di energia, nel 2018 in Europa 209 dei 1.163 Mtep consumati provengono da FER. Un valore che corrisponde al 18% del totale, e che sale significativamente se si osservano i dati relativi al settore elettrico: in questo caso, infatti, il 32,1% (90 Mtep sui 282 complessivamente consumati) è generato da fonti rinnovabili.
Nel periodo di riferimento l’Italia si è posizionata al terzo posto tra i Paesi dell’Unione se si considerano solo i consumi di energia da fonti rinnovabili, alle spalle di Germania e Francia. Complessivamente, tra il 2005 e il 2018, nel nostro Paese i consumi di energia proveniente da fonti rinnovabili sono raddoppiati, passando da 10,7 a 21,6 Mtep, mentre sono tendenzialmente calati i consumi finali lordi complessivi, soprattutto a causa della crisi economica.
Con una quota dei consumi complessivi di energia elettrica coperta da FER del 33,9%, l’Italia ha ampiamente superato quella prevista dal PAN (Piano d’Azione Nazionale per le energie rinnovabili) sia per lo stesso 2018 (24,6%) sia per il 2020 (26,4%).
Le fonti rinnovabili
Osservando i dati riguardanti le singole fonti rinnovabili, il maggiore contributo nel settore elettrico arriva dall’idroelettrico (42% della produzione complessiva) seguito da fotovoltaico (20%), bioenergie (17%), eolico (16%) e geotermia (5%). Nel settore termico la fonte principale è la biomassa solida (circa 7 Mtep), utilizzata soprattutto nel residenziale in forma di legna da ardere o pellet, seguita da pompe di calore (2,6 Mtep). Nel settore trasporti, infine, il contributo principale è fornito dai biocarburanti.
La produzione di energia elettrica da FER
A fine 2018 risultavano installati in Italia 835.232 impianti di produzione elettrica alimentati da fonti rinnovabili: si tratta principalmente di impianti fotovoltaici (98,5% del totale), incrementati di oltre 48.000 unità rispetto al 2017 (+6,2%).
L’Italia è uno dei principali Paesi a livello europeo per produzione di energia elettrica da FER: si posiziona al 2° posto, dopo la Germania, per incidenza nazionale sul totale dell’Unione Europea, contribuendo per il 10,7%.
L’obiettivo italiano per il 2030, fissato nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, è ambizioso ma raggiungibile, con una quota FER sui consumi pari al 30%. Fondamentale sarà quindi una continua promozione e implementazione della produzione di energia da fonti rinnovabili nel nostro Paese.
Fonte: Rapporto GSE – Fonti Rinnovabili in Italia e in Europa
Dobbiamo arrivare velocemente ad una economia verde senza combustibili fossili, plastiche, diserbanti e tutti gli inquinanti per affrontare in modo sistemico la questione dei cambiamenti climatici.Come dimostrato dal glaciologo americano Michael Mann con la sua teoria dell’hockey stick la temperatura sulla terra e’ aumentata esponenzialmente negli ultimi 200 anni in confronto ai millenni precedenti, questo è stato causato dall’impiego di carbone, petrolio e gas che hanno riversato in atmosfera enormi quantità di polveri sottili e ossidi di vario tipo. Altre attività umane che impattano sul clima sono gli allevamenti intensivi e le deforestazioni. L’innalzamento della temperatura porta allo scioglimento delle calotte polari ai ghiacciai sulle vette a quelli della Groenlandia e allo scioglimento del permafrost in Siberia e Canada. Quest’ultimo emette enormi quantità di polveri, virus e metano che innescano ulteriori effetti collaterali. Quanto sopra porta l’innalzamento dei mari con isole sommerse ampie zone costiere allagate e tante città come Venezia sott’acqua. I danni economici, ambientali, di salute pubblica sarebbero enormi. Pensiamo solo a quante infrastrutture potrebbero essere distrutte. Inoltre si avrebbero flussi migratori difficili da governare. I paesi più poveri potrebbero essere quelli più colpiti nonostante abbiano contribuito poco alla creazione del problema. Dobbiamo promuovere ulteriormente le fonti energetiche pulite l’economia dell’idrogeno pulito e dismettere tutte le attività non sostenibili. Camion, autobus, auto, carrelli elevatori, mezzi industriali, treni per linee non elettrificate, trattori aeroportuali ecc. usano idrogeno pulito per alimentare le celle a combustibile FC. Queste applicazioni sono già realtà in tanti paesi come Giappone, Cina, Korea del sud, Australia, California, Germania, Francia, Olanda, Danimarca,Norvegia, Austria, Svizzera. In Italia sono stati realizzati 2 progetti il primo a Bolzano dove con fondi europei è stato costruito un elettrolizzatore alimentato da energia idroelettrica per rifornire una flotta di autobus e di Hundai Nexo. A Milano una flotta di autobus è alimentata da idrogeno. Altri distributori verranno realizzati a Milano, Venezia e 2 in prov. di Modena. Proprio qui una grande azienda cinese investirà un miliardo di euro per produrre auto elettriche. Le auto FC costano ancora molto visti i bassi volumi di produzione ma credo che se adeguatamente incentivate e promosse entro 5 10 anni avranno la loro quota di mercato. Queste si ricaricano in pochi minuti. La transizione vedrà diverse soluzioni,le auto elettriche cresceranno ancora, le ricaricabili devono usare energia pulita, bisogna investire nelle batterie per aumentare la densità energetica, diminuire il tempo di ricarica, il peso, eliminare il cobalto e trovare nuovi materiali più disponibili meno costosi e meno impattanti sull’ambiente in tutto il ciclo di vita. Sono diverse le case automobilistiche che hanno in gamma modelli FC. Altre come BMW in collaborazione con Toyota stanno sviluppando nuovi modelli. La società di Monaco già in passato aveva la serie 7 FC. Il governo deve coordinare il progetto idrogeno pulito mettendo attorno ad un tavolo tutti gli attori della filiera. Non possiamo rimanere indietro in questo settore strategico. Basterebbe guardare a quanto fatto dal Giappone. Nel medio termine questo vettore energetico sarà utilizzato in diversi settori industriali e arriverà anche alle caldaie di casa. Di queste sono disponibili sul mercato alcune marche. L’ idrogeno può essere prodotto nelle regioni del sud Italia con impianti fotovoltaici posti su aree dismesse e distribuito in tutto il paese usando il gasdotto Snam. Ricordo che il costo marginale del Kwh da rinnovabili è inferiore a quello di qualsiasi fonte fossile grazie alla diffusione capillare di queste, all’aumento dell’efficienza e al drastico calo dei costi. Oggi le rinnovabili si ripagano anche senza aiuti statali. È notizia di questi giorni che il solare termodinamico nel nostro paese è arrivato al capolinea causa della burocrazia che non ha concesso le autorizzazioni per realizzare gli impianti. Questa tecnologia è stata messa a punto dal premio Nobel Rubbia, è stato realizzato un un’impianto di piccole dimensioni in Sicilia in collaborazione con il CNR. Grandi impianti multi MW sono stati realizzati in diversi paesi. Anni fa’ un consorzio di grandi aziende Europee doveva realizzare il progetto Desertec nel Nord Africa. Purtroppo la rivoluzione dei gelsomini ha portato quei paesi ad una situazione di instabilità politica e il progetto è stato fermato. La potenza elettrica sarebbe stata portata in Europa a mezzo di un cavo sottomarino posto nei pressi di Gibilterra. Cina e Usa stanno investendo grandi capitali per realizzare impianti fotovoltaici posti all’esterno dell’ atmosfera dove l’irradiazione solare è molto più elevata che sulla terra.Dobbiamo girare gli incentivi che ancora paghiamo alle fonti fossili e a tante aziende che inquinano all’economia dell’idrogeno pulito. Le prime 2 grandi banche italiane danno enormi capitali alle fossili e non finanziano start up di giovani che anno buone idee ma non hanno merito di credito. Ricordo che l’inquinamento dell’aria causa ogni anno in Europa 400.000 decessi di cui 80.000 in Italia concentrati principalmente nelle regioni del nord altamente antropizzate e industrializzate con clima avverso come la pianura padana. Se guardiamo una foto satellitare del nostro paese notiamo che le regioni del nord la zona di Roma e quella di Napoli sono di color ruggine per ovvie ragioni. Dobbiamo lanciare un grande piano di efficientamento energetico di tutti gli immobili pubblici e privati incluse scuole e ospedali e con l’occasione bonifichiamo quei siti che ancora oggi hanno amianto. Dobbiamo bonificare 12.000 siti industriali dismessi e altamente inquinati di cui 500 sotto la normativa seveso.Dobbiamo bonificare un milione di siti causa amianto iniziando dalle aziende che per un secolo hanno prodotto questo veleno. Ricordo che le microfibre quando inalate causano una patologia nota come mesotelioma alla pleura. I decessi fin qui avuti sono stati diverse migliaia ma il picco deve ancora arrivare. Dobbiamo programmare la dismissione dei 17 centri petrolchimici, delle 12 centrali a carbone, quelle a olio combustibile e a gas per una completa decarbonizzazione. La realizzazione dei progetti di cui sopra creerebbe tanti nuovi posti di lavoro. Le risorse economiche necessarie verrebbero dalle diverse aziende delle fonti fossili in cerca di validi progetti nelle rinnovabili e nell’idrogeno pulito così come i fondi pensione. Inoltre ci sono i fondi europei per la decarbonizzazione. Come affermato dal premio Nobel Stiglitz i progetti ecosostenibili creano più posti di lavoro e hanno una maggiore efficienza del capitale investito. Ho conseguito la laurea in ing. meccanica a Pisa nel 1982 con una tesi su idrogeno e rinnovabili in collaborazione con Enel. Vorrei ricordare il relatore l’esimio prof. Dino Dini che aveva lavorato al Jet Propultion Laboratory di Pasadena NASA per diversi anni dove di idrogeno e rinnovabili ne aveva visto tante. A Pisa aveva la cattedra di macchine e quella di missilistica. Saluti Antonio Saullo
gg
“Dobbiamo bonificare 12.000 siti industriali dismessi e altamente inquinati di cui 500 sotto la normativa seveso”
se su questi siti (normalmente appartenenti a società fallite per non pagare oneri smaltimento) lo Stato li desse per metterci eolico e fotovoltaico con metà royalties GSE per la bonifica.. avremmo affrontato in modo concreto e sostanzioso due problemi: 1) trovare risorse pubbliche per una concreta bonifica dei siti 2) incrementare la produzione in zone industrializzate di energie rinnovabili