Mandare a terra energia solare accumulata in orbita

Trasmettere a terra l’energia solare accumulata in orbita

Con gli impianti orbitali, nubi e giornate invernali non sono più un problema.

Fonte: Zeus News

 

15 aprile 2014. Sembra proprio che il “solare spaziale” sia la nuova frontiera per la produzione di energia pulita.

Se la NASA sta lavorando al progetto SPS-ALPHA, il connazionale Navy Research Laboratory ha allo studio due diversi moduli per catturare l’energia del sole.

Il loro sviluppo si deve al dottor Paul Jaffe, il quale ha inizialmente sviluppato il modello “a mattonella”.

Il modulo è strutturato a sandwich: la faccia quadrata superiore è costituita da un enorme pannello fotovoltaico, quella inferiore ospita invece un’antenna estensibile per convogliare l’energia verso la Terra.

In mezzo c’è tutta l’elettronica, che ha il compito di convertire l’energia raccolta in onde radio che possano essere raccolte da un ricevitore. Questo dispositivo è quattro volte più efficiente di ogni alternativa prodotta sinora.

Il secondo modello è una variante ancora più efficiente del primo: abbandonato l’aspetto a mattonella, ha acquisito una forma a zig-zag che gli permette di ricevere un maggior quantitativo di luce solare senza surriscaldarsi.

Ciò si traduce anche in una maggiore produzione di energia: più di quattro volte superiore rispetto al primo modello.

Il dottor Jaffe ha anche approntato una camera per simulare le condizioni che questi dispositivi si troverebbero ad affrontare nello spazio, riuscendo a mettere a punto le proprie invenzioni in un ambiente il più simile possibile a quello reale.

Quanto alla scelta della radiofrequenza e delle microonde per convogliare l’energia, il dottore afferma che si tratta di una scelta fatta per mantenere la maggiore sicurezza possibile.

Rispetto al laser, per esempio, sono in gioco potenze molto inferiori; inoltre, utilizzando una frequenza bassa si può diminuire la concentrazione di energia, anche se servono antenne e ricevitori di dimensioni maggiori.

Il dotto Jaffe immagina un array di moduli largo un chilometro, senza contare i riflettori che concentrano la luce solare.

 

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