2006. Anno record dell’eolico

Fonte: Vestas 

25 settembre 2006. Nonostante le lungaggini amministrative e le difficoltà incontrate nei processi autorizzativi di alcune regioni italiane, quest’anno l’eolico ha raggiunto un significativo sviluppo delle installazioni.

Con 452 nuovi MW, 26 nuovi progetti, l’Italia, si è collocata nel 2005 come settimo Paese per MW installati da fonte eolica dopo Stati Uniti, Germania, Spagna, India, Portogallo e Cina, registrando un tasso di crescita del 35%.

Le ragioni di questo trend positivo vanno anche attribuite ad un interessante sistema di incentivazione attraverso il sistema dei Certificati Verdi, i cui vantaggi sono oggi meglio compresi e diffusi tra i diversi attori coinvolti, e soprattutto tra gli investitori.

Segnali positivi, anche sul fronte delle autorizzazioni regionali. La moratoria per la costruzione di impianti eolici approvata l’anno scorso dal Consiglio Regionale della Puglia che aveva   messo in stand-by lo sviluppo dell’eolico in Puglia, non verrà reiterata alla sua scadenza, il 30 Giugno 2006. Lo ha detto Michele Losappio, Assessore all’Ecologia della Regione Puglia durante la sua recente presentazione “itinerante” del Piano Energetico Ambientale in ogni provincia pugliese, durante la quale la questione delle energie rinnovabili è riemersa puntualmente come tema cardine dello sviluppo regionale.

Inoltre continua ad aumentare l’interesse da parte di investitori stranieri a sviluppare delle wind farm nel “Bel Paese”: lo scorso Dicembre il colosso assicurativo inglese Allianz, è sceso in campo nel business dell’energia eolica acquistando un grande parco eolico in Sicilia, a Francofonte, sviluppato dalla tedesca WKN (Germania) con turbine Vestas V90, le più grandi in Italia. CesaEolica (Spagna), Greentech (Danimarca), Iberdrola (Spagna) sono altri esempi di prossimi investitori esteri in Italia.

L’eolico ha dunque dimostrato ultimamente di essere una delle fonti rinnovabili a maggior potenziale, soprattutto alla luce degli impegni presi a livello comunitario in termini di riduzione di emissioni di CO2 e di quota di produzione da rinnovabile .

Una cosa infatti, è certa: per raggiungere gli obiettivi posti dalla Direttiva comunitaria 2001/77/CE ,ovvero di produrre entro il 2010, il 25% di energia da fonti rinnovabili sul totale del consumo nazionale, bisogna puntare sull’eolico.

Le fonti rinnovabili più diffuse in Italia, Grande Idro ed il Geotermico, hanno ormai raggiunto la loro saturazione per la scarsa disponibilità restante di bacini idroelettrici e campi geotermici, e le altre rinnovabili, come il solare, la biomassa o il mini idro, non hanno ancora raggiunto uno sviluppo tale da poterci garantire entro il 2010 il raggiungimento del target suddetto. Occorre una tecnologia matura, che permetta per tempo e costi di raggiungere da qui a quattro anni, la produzione richiesta.

Ma quanti MW bisognerà installare per raggiungere il target del 25%? Secondo un’analisi dell’Associazione Nazionale Energia del Vento (ANEV), i MW sono 8000, pari alla produzione di 16 TWh, circa il 5% della produzione italiana di energia elettrica, obiettivo che permetterebbe tra l’altro di accrescere l’occupazione sia diretta che dell’indotto dell’industria eolica. L’industria eolica mette in moto, di fatto, una filiera produttiva corposa e composita che crea reddito in Italia, sia attraverso la produzione per lo stesso mercato italiano, sia  per il mercato estero.

L’industria manifatturiera

Ricordiamo in primo luogo che in Italia esiste un’industria manifatturiera per l’eolico, che ha una tradizione iniziata nel 1997. Essa è rappresentata dagli stabilimenti produttivi di Vestas, prima IWT, Italian Wind Technology, che hanno sede a Taranto, specializzati nella produzione delle macchine di media taglia V52 da 850 kW. Questa industria manifatturiera, unica in Italia, ha una capacità produttiva di 550 turbine per anno, ed impiega, direttamente, più di 500 unità lavorative.

Dei circa 1720 MW complessivi di turbine eoliche installate in Italia al 31 Dicembre 2005, più della metà è stato prodotto da Vestas a Taranto. Solo nel 2005, Vestas ha prodotto oltre 350 MW ed il 60% della produzione è stato esportato ed installato in mercati esteri quali Grecia, Inghilterra, Svezia, Irlanda, Olanda, Francia, Cina.

L’indotto e l’occupazione

Secondo  stime fatte dall’ANEV, l’industria eolica italiana ha prodotto nel 2005 un fatturato pari a circa 450 milioni di Euro ed ha impiegato più di 3500 unità lavorative dedicate alla produzione, la vendita, il trasporto, l’installazione e la manutenzione degli aerogeneratori eolici, includendo i fornitori dei componenti elettromeccanici ed idraulici, le aziende che realizzano le opere civili, le opere elettriche e la costruzione delle torri.

Gli sviluppatori di parchi eolici

Sono diversi gli sviluppatori ed operatori privati che hanno realizzato e che gestiscono impianti eolici  in Italia, soprattutto nel sud e nelle isole, zone notamente ricche di vento: primo tra tutti, la IVPC, Italian Vento Power Corporation, società di Avellino che detiene  una quota del 38 % dell’istallato , seguita da Enel Green Power (16%), Edison Energie Speciali (15%), FRI-EL (6%), Sardeolica (4%), ed Enertad (4%).

Gli sviluppi futuri e il polo di eccellenza

In Puglia, sta nascendo un vero e proprio centro di eccellenza per la  ricerca di base ed applicata nel settore della tecnologia eolica, grazie alla collaborazione tra Vestas ed il Politecnico di Bari, ormai avviata da anni, e di recente riconfermata nell’organizzazione di un grande convegno a Taranto che ha visto istituzioni, autorità accademiche, associazioni ed imprenditori confrontarsi sul tema dello sviluppo delle rinnovabili come opportunità per il futuro.

Obiettivo di questa duratura collaborazione è facilitare una osmosi  tecnologica tra industria e Universita’ attraverso la formazione di neolaureati e laurendi e che ha come vision la creazione di un polo di eccellenza per le energie rinnovabili.

Il Mix Energetico ed il ruolo delle rinnovabili

In generale si può concludere che, attualmente il sistema energetico italiano dipende in misura eccessiva dalle importazioni estere di combustibili fossili (ben l’82% dell’energia elettrica in Italia è prodotta da impianti a combustibili fossili), elemento che lo rende vulnerabile all’andamento del mercato energetico mondiale e alle fluttuazioni di prezzo ed alle crisi geopolitiche dei paesi esportatori.

Per poterci garantire una sicurezza dell’approvvigionamento energetico nell’immediato futuro, l’Italia dovrà diversificare il suo mix energetico puntando maggiormente sulle fonti rinnovabili con un importante ruolo attribuito all’eolico.

Se da un lato si sta intraprendendo la strada giusta e molto è stato fatto, resta ancora molto da fare, ad ogni livello, per avvicinarsi agli obiettivi più ambiziosi dello sviluppo sostenibile e competitivo del sistema energetico italiano.

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