Tesla, centinaia di licenziamenti e problemi nella produzione della Model 3

tesla model 3

La scommessa elettrica di Musk

di Mario Cianflone

Fonte: Il Sole 24 Ore

14 ottobre 2017. Il motore di Tesla batte in testa. Giochi di parole a parte, sembra che per Elon Musk la situazione non sia delle più rosee visto che in Tesla sono arrivati centinaia di licenziamenti. Il numero non è stato precisato, ma secondo numerosi web site americani specializzati nell’industria dell’auto la cifra varierebbe tra i 400 e i 700 dipendenti che si sarebbero visti togliere il lavoro. E fra questi ci sono operai, manager e persino ingeneri.

Il motivo? Secondo l’azienda si tratterebbe dell’effetto della valutazione delle performance annuali dei dipendenti e questo oltre a gettare un’ombra sulle condizioni di lavoro di una delle aziende più cool del mondo apre uno scenario preoccupante vista anche l’enorme capitalizzazione di Tesla (circa 60 miliardi di dollari), più di BMW o Ford, che però hanno tutto un altro peso industriale rispetto a Tesla, che di auto ne produce circa 80mila l’anno e ha l’ambizioso obbiettivo di arriva a quota mezzo milione con la Model 3.

Ed è proprio su questa vettura e sui suoi ritardi di produzione che si sono addensate le nubi di un’eventuale crisi. Si tratta di una vettura di taglia media, ovviamente elettrica a lunga autonomia (almeno 350 km), che lungi dall’essere un’utilitaria è un modello premium di costo elevato (50mila euro allestita decentemente), ma comunque ben più economica della ormai iconica berlina Model S e del SUV Model X.

Lo scorso anno, la casa di Elon Musk aveva aperto gli ordini facendo vedere una sorta di concept non definitivo e il successo fu immediato: oltre 400 mila persone versarono un assegno di mille dollari. Da poco è iniziata la produzione ma la cadenza non è adeguata, nelle scorse settimane era di un decimo della capacità effettiva: visto che venivano prodotte al giorno 150 vetture sulle 1.500 necessarie per mantenere le promesse fatte. Ora la produzione della nuova Tesla Model 3 è salita a 250/260 unità al giorno, ma è comunque un quinto di quanto serve. Sta viaggiando ad appena un decimo dell’effettiva capacità nello stabilimento di Fremont. E secondo rumors si starebbe procedendo ad assemblaggi manuali.

Insomma, i licenziamenti sembrano aver molto a che fare con questa situazione, e se in molti sono pronti a scommettere che il vulcanico Elon Musk ce la farà, dall’altra parte le grandi case automobilistiche stanno accelerando sull’elettrico e lo si è visto un mese fa al salone di Francoforte, dove a coronamento di una calda estate per l’auto alla spina molte case hanno annunciato, oppure ribadito, le dichiarazioni tese ad accelerare sull’elettrificazione (auto ibride e full electric).

Aveva iniziato Volvo (non presente a Francoforte) quando a luglio annunciò che le sue vetture, a partire dal 2020, saranno tutte elettrificate, e questo non vuol dire – occorre ribadirlo con forza – che saranno tutte elettriche. Anzi, per lo più ibride plug-in. BMW ha rincarato la dose annunciando 25 modelli elettrificati, di cui 12 full electric. E al salone il gruppo tedesco ha tirato un “siluro” alla Tesla con un concept, battezzato «i Vision Dynamics Concept», che anticipa una futura elettrica collocata nella gamma i tra la i3 (della quale è stato presentato il restyling) e la i8, mentre Mini ha tolto i veli alla sua prossima piccola a batteria, attesa in versione definitiva nel 2019.

E intanto altri protagonisti dell’industria auto premium come Jaguar stanno procedendo a tappe forzate, mentre sul fonte delle elettriche a grande autonomia ma di listino popolare stanno arrivando novità di peso. Dalla Opel Ampera-E alla nuovissima Nissan Leaf, seconda edizione dell’auto elettrica più venduta al mondo che da sola pesa quanto tutti i modelli Tesla venduti.

Insomma Elon Musk sta vivendo un periodo “elettrificato” perché quella della Model è una partita che non può perdere.

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