Anteprima Porsche 919 Hybrid per Le Mans

Porsche 919 Hybrid Pioniere della tecnologia per il campionato mondiale di auto sportive

Porsche LMP1: il team per la 919 Hybrid

Trasferimento di tecnologia

In ogni Porsche c’è un’auto da corsa come concetto

Una storia d’orgoglio Porsche alla 24 ore di Le Mans

Fonte: Porsche AG

 

Ginevra, Svizzera. 4 marzo 2014. Porsche ritorna sulla scena della massima gara sportiva. Con la nuova 919 Hybrid, il marchio dell’auto sportiva presenta un gioiello tecnologico avveniristico nella categoria “top” del campionato del mondo di endurance (WEC), di cui fa parte anche la 24 ore di Le Mans.

Sul circuito come al Salone dell’Auto di Ginevra, il prototipo LMP1 è affiancato dalla nuova Porsche 911 RSR, un’altra “prima mondiale”. Le altre debuttanti sono i modelli di serie Macan S Diesel e 911 Targa.

 

Trasferimento della tecnologia dal circuito alla strada

Il Motorsport appartiene a Porsche come la 911. Già nel 1951, quindi poco dopo la fondazione dell’azienda, per la prima volta un’auto sportiva passò dallo stabilimento di Zuffenhausen alla linea di partenza di Le Mans. Da allora le conoscenze acquisite in gara sono tornate sempre utili ai modelli di serie. Gli sviluppi tra cui doppia accensione, freni a disco, cambio a doppia frizione Doppelkupplung (PDK) o il potente motore ibrido sono stati sperimentati sempre sul circuito prima di essere introdotti nei modelli da strada. Per questo in ogni Porsche si nasconde sempre anche un’auto da corsa.

Nel 2014, per la prima volta dopo 16 anni, Porsche si presentò nuovamente nella “top class” delle corse di endurance. Gli ingegneri iniziarono da zero lo sviluppo della nuova Porsche 919 Hybrid.

Il nuovo regolamento del campionato World Endurance Championship (WEC) per le auto da corsa LMP1 concede insolitamente molta libertà di azione, riportando al centro tecnologie promettenti, tra cui motori ibridi e motori “downsizing” e conseguente struttura leggera. Invece della potenza pura, qui viene posta in primo piano l’efficienza intelligente dei consumi: solo chi è parsimonioso è anche competitivo. Porsche definisce questo concetto come “Porsche Intelligent Performance”.

La 919 Hybrid è l’auto da corsa più complessa messa su ruote da Porsche. Essa trae vantaggio dal know-how acquisito da Porsche con la super-sportiva 918 Spyder e dalle versioni di serie con motore ibrido della Panamera e Cayenne. Come laboratorio di test esclusivo, esposto alla pressione senza precedenti dell’innovazione e della concorrenza del Motorsport, la LMP1 da corsa possiede contemporaneamente il massimo carattere essenziale per lo sviluppo di future auto sportive.

 

Porsche 919 Hybrid

Pioniere della tecnologia per il campionato mondiale di auto sportive

Con la 919 Hybrid di nuova concezione, Porsche ritorna alla categoria “top” dei famosi classici di endurance a Le Mans e del campionato World Endurance Championship di auto sportive (WEC). Il prototipo LMP1, predisposto per la massima efficienza, è l’auto da corsa più complessa messa su ruote da Porsche. Con la sua combinazione composta da due diversi sistemi di recupero dell’energia e un motore turbo “downsizing”, fa da traino per la ricerca tecnologica di base per futuri modelli di serie. E già oggi esiste un vincitore dell’impegno dello stabilimento Porsche: il cliente.

Il 20 aprile nel circuito britannico di Silverstone ha inizio una nuova era per il campionato World Endurance Championship di auto sportive (WEC). Il momento culminante della stagione a Le Mans è nel mese di giugno. Il regolamento riformulato per la classe di punta di questo Campionato Mondiale definisce punti chiave completamente nuovi. D’ora in poi, la capacità di prestazione sportiva dei prototipi LMP1-H è direttamente correlata alla lora efficienza energetica. Mentre la quantità di carburante consentita per ogni giro scende di circa il 30% sotto il livello di consumo dell’anno precedente, l’energia utilizzabile in gara dei sistemi ibridi obbligatori aumenta drasticamente. Così le tecnologie vengono portate in primo piano e acquisiscono un’importanza avveneristica anche per lo sviluppo dei veicoli di serie. Questo argomento è decisivo per Porsche, per un ritorno alla categoria “top” della auto sportive.

 

Massima efficienza di tutti gli elementi come obiettivo di sviluppo

Gli ingegneri Porsche affrontano la sfida del regolamento WEC con soluzioni innovative e con tutta la creatività che li contraddistingue. Lo sviluppo della Porsche 919 Hybrid ha inizio a metà del 2011, letteralmente con una foglio di carta bianco. Gli sviluppatori hanno dovuto rinunciare al vantaggio di esperienza dei loro concorrenti nella categoria LMP1 e comportarsi da “new entry”. Tuttavia poterono ricorrere al know-how acquisito da Porsche nell’impiego su circuito della 911 GT3 R Hybrid, nonché con la super sportiva 918 Spyder,  anch’essa a motore ibrido.

La particolare efficienza della Porsche 919 Hybrid, altamente complessa dal punto di vista tecnico, è il risultato di un concetto globale accuratamente bilanciato. La somma di tutti i singoli componenti crea un’unità straordinariamente efficace, dal motore a combustione ai sistemi di recupero dell’energia fino allo chassis e al telaio, all’aerodinamica e all’ergono – mia del conducente. Il suo obiettivo è uno solo: massimo grado di prestazione sportiva con consumi limitati.

Nella scelta del concetto di motore ibrido, i regolamenti WEC riformulati lasciano molta libertà agli sviluppatori di Porsche.

La trazione del nuova auto da corsa LMP1 si basa su un motore a benzina a quattro cilindri compatto e leggero. Grazie alla sua struttura a V, che garantisce anche vantaggi termodinamici, essa svolge funzioni principali all’interno dello chassis. Con 2,0 litri di cilindrata, iniezione diretta e sovralimentazione monoturbo, nonché con un motore a benzina che raggiunge una velocità massima di circa 9.000 giri/min, è un precursore della filosofia del “downsizing”.

Inoltre, si aggiungono due diversi sistemi di recupero. Sostanzialmente nuovo e quindi particolarmente innovativo è il recupero dell’energia termica dei gas di scarico, cosa che avviene grazie a un generatore elettrico azionato dal flusso dei gas di scarico. Il funzionamento del secondo sistema ibrido è già noto dalla Porsche 918 Spyder. Qui un generatore sull’asse anteriore sfrutta le frenate per trasformare l’energia cinetica in energia elettrica. Tale energia viene accumulata in gruppi batteria altamente moderni agli ioni di litio raffreddati ad acqua, finché non viene richiamata dal conducente.

A questo punto, il generatore anteriore funge da singolo motore elettrico e spinge avanti le due ruote anteriori nelle fasi di accelerazione tramite un differenziale. In questo modo la Porsche 919 Hybrid è dotata di una trazione integrale temporanea, poiché il motore a benzina convoglia tradizionalmente la sua forza all’asse posteriore.

 

Motore ibrido più potente per l’asso della classe da 8 megajoule

Alla gestione intelligente di questa energia aggiuntiva spetta pertanto una particolare importanza. Obiettivo strategico degli esperti delle corse è naturalmente sempre l’impiego più efficiente della potenza disponibile. In altre parole: un giro di pista ottimale. A seconda della situazione del traffico, del tracciato e delle condizioni atmosferiche, il conducente ha la possibilità di scegliere modalità di trazione automatizzate che influiscono anche sulla dina mica di guida. Ed è qui che sono importanti le conoscenze acquisite da Porsche con la 911 GT3 R Hybrid anche nella 24 ore del circuito di Nürburgring.

Il consumo di benzina consentito dipende direttamente dalla quantità di energia elettrica che il pilota può richiamare ogni giro, il cosiddetto “boost”. Il regolamento riconosce quattro livelli, da 2 a 8 megajoule (MJ). Porsche sviluppa la 919 Hybrid per “l’asso della classe” con una capacità di recupero dell’energia di 8 MJ. Ciò presuppone sistemi di recupero e di accumulo particolarmente potenti che devono essere dimensionati in misura più grande e più pesante. In effetti, un dispositivo di misurazione del flusso limita la quantità di carburante.

Esempio di Le Mans: qui il motore turbo a benzina per ogni giro di 13,65 km, percorso per il 75% a pieno ritmo, ha a disposizione solo 4,64 litri. Ad esempio, nella classe 2 MJ sono già 5,04 litri.

 

Fattori di successo: Minor peso ed aerodinamica efficiente

Nel mondo delle corse e nei modelli di serie, Porsche dedica da sempre grande attenzione al tema della struttura leggera. Tale attenzione continua con la Porsche 919 Hybrid. Nonostante i numerosi nuovi sistemi tecnologici, il peso minimo della vettura indicato dal regolamento scende di 30 kg rispetto agli 870 kg dell’anno precedente. Un vantaggio molto ambizioso. Gli specialisti di Porsche si avvicinano a questo valore target ottimizzando in maniera intensiva anche i minimi dettagli. Analogamente alle auto sportive di serie, il marchio tradizionale ha un’importanza completamente antidogmatica anche per la 919 Hybrid: Conformemente alla specifica finalità di utilizzo, si impiega sempre il materiale giusto sul luogo giusto.

Come nella Formula 1, lo chassis della nuova Porsche 919 Hybrid è costituito da una monoscocca in fibra di carbonio con struttura a “sandwich”. Esso unisce il peso minimo a una rigidità alla torsione e sicurezza ancora maggiori. In questo modo offre il presupposto per sospensioni multilink inserite in modo preciso; un presupposto importante per poter sfruttare fino in fondo in maniera ottimale l’intero potenziale degli pneumatici larghi solo 14 pollici (prima: 16 pollici) del partner di sviluppo Michelin in tutte le condizioni.

In base al regolamento, la Porsche 919 Hybrid non deve superare una lunghezza di 4.650 millimetri e un’altezza di 1.050 mm; la larghezza della vettura deve essere compresa tra 1.800 e 1.900 mm. Da febbraio 2012 con più di 2.000 ore nella galleria del vento, l’aerodinamica ha raggiunto la sua precisione finale. Essa fornisce un contributo importante per l’efficienza globale dell’auto da corsa, unendo un ridotta resistenza all’aria con il maggior fabbisogno di aria di raffreddamento del motore ibrido e ai valori di aderenza necessari per elevate velocità in curva. La regolazione aerodinamica della Porsche 919 Hybrid può essere adattata alle diverse caratteristiche del tracciato.

 

Sicura e funzionale: Condizioni di lavori ottimali per il conducente

L’ergonomia del conducente svolge un ruolo importante proprio nelle gare di endurance come la 24 ore di Le Mans. Gli esperti di Motorsport di Porsche hanno posto particolare attenzione all’allestimento del cockpit. Grazie alla loro posizione rialzata nello chassis, rispetto al regolamento LMP1 finora in vigore, i piloti hanno una buona visibilità di ciò che accade durante la corsa. Nelle ore notturne, i fanali LED a quattro punti concepiti appositamente per Porsche garantiscono condizioni di visibilità ottimali. La forma ben marcata è nata in collaborazione con Style Porsche, lo studio di progettazione per i modelli di serie. E anche in questo caso, questa moderna tecnologia di illuminazione sarà molto gradita a tutti i futuri clienti Porsche.

 

Countdown: Circa 200 collaboratori e 6 piloti sono in grande agitazione per l’inizio della stagione

A metà maggio 2011 Porsche ha preso la decisione di ritornare con una scuderia ufficiale LMP1 nel campionato di auto sportive e nella 24 ore di Le Mans. Di conseguenza, il centro Motorsport di Weissach è stato notevolmente ampliato e completato con officine e uffici amministrativi. Oggi circa 200 dipendenti prendono parte al montaggio, alla costruzione e all’utilizzo della Porsche 919 Hybrid. La direzione generale del progetto LMP1 è nella mani di Fritz Enzinger (57). L’ing. Alexander Hitzinger (42) è responsabile del settore tecnico. Andreas Seidl (38) è a capo del team.

I cockpit di entrambe le Porsche 919 Hybrid si spartiscono i piloti esperti di Porsche e “rodati” di Le Mans, quali Timo Bernhard (Germania, 33), Romain Dumas (Francia, 36) e Marc Lieb  (Germania, 33) nonché Brendon Hartley (Nuova Zelanda, 24), Neel Jani (Svizzera, 30) e l’ex pilota di Formula 1 Mark Webber (Australia, 37).

Il campionato World Endurance Championship del 2014 comprende sette corse da 6 ore e la 24 ore di Le Mans, famosa in tutto il mondo, (14/15 giugno) come momento culminante della stagione. Si inizia la domenica di Pasqua a Silverstone. Dopo Spa-Francorchamps in Belgio (3 maggio) sono in programma altre gare del campionato mondiale a Austin (Texas, 20 settembre), Giappone (Fuji, 12 ottobre), Cina (Shanghai, 1 novembre), Bahrain (Sakhir, 15 novembre) e in Brasile (Sao Paulo, 30 novembre).

 

Porsche LMP1: il team per la 919 Hybrid in breve

200 dipendenti costituiscono il team LMP1 di Weissach. Fra essi troviamo: esperienza di endurance, competenza aziendale e nuovo know-how da Formula 1, senza dimenticare i team manager e i sei piloti.

Fritz Enzinger, Responsabile del progetto LMP1 (Austria, 57).

Originario della Stiria, è stato per trent’anni addetto all’assistenza BMW. Ha occupato ruoli di responsabilità durante le vittorie delle vetture da turismo a Le Mans nel 1999 e nei successi in Formula 1. Alla fine del 2011 è passato in Porsche ed ha iniziato a costruire il progetto LMP1 a Weissach. Creare tutto da zero, edifici, personale, vetture, è stata una sfida irresistibile. Ed erano due gli obiettivi che lo spingevano: in primo luogo, creare strutture sportive di gran classe per il gruppo. In secondo luogo, conquistare il più presto possibile la 17° vittoria assoluta per Porsche a Le Mans. I cavalli islandesi sono il suo hobby per rilassarsi, hobby che condivide con moglie e figlia.

Alexander Hitzinger, Direttore tecnico del progetto LMP1 (Germania, 42)

Alla fine del 2011 ha voltato le spalle al team campione del mondo della scuderia di Formula 1 per passare a Porsche. L’affascinava l’opportunità di poter continuare a scrivere la grande storia delle corse del marchio Porsche. Hitzinger, di origine bavarese, capo tecnico del team di progetto LMP1, è responsabile dello sviluppo della 919 Hybrid, una vettura di elevata complessità che lascia spazio ad autentiche innovazioni. L’ingegnere ripercorre con la memoria la lunga esperienza nelle diverse categorie Motorsport di gran classe, comprese le funzioni di Responsabile della Divisione Sviluppo della F1, presso Cosworth, il costruttore inglese di motori da corsa e più recentemente di Responsabile del settore tecnologie avanzate presso la Red Bull. È sposato e ha due figli.

Andreas Seidl, Capo del team (Germania, 38)

Il feedback immediato è l’aspetto del mondo delle corse che più affascina questo ingegnere.

Ogni innovazione è sottoposta rigorosamente alla concorrenza e il banco di prova è aperto al pubblico. Ma il bavarese è in grado di sopportare tutto ciò, poiché per lui è il risultato quello che conta. Lo spirito del team e la perfetta organizzazione di un weekend di corse lo entusiasmano sia dal punto di vista tecnico che da quello organizzativo. Seidl è stato responsabile delle operazioni di test e corsa nel team BMW di Formula 1 e Responsabile settore corse quando la BMW è ritornata alla serie DTM, conquistando il titolo al primo colpo. Missione compiuta.

In Porsche ha potuto trovare una nuova sfida da affrontare.

 

I piloti della Porsche 919 Hybrid

Timo Bernhard (Germania, 33)

Egli sa cosa significa vincere la corsa di auto sportive più famosa al mondo. Nel 2010 ha portato l’Audi alla vittoria assoluta insieme a Romain Dumas e Mike Rockenfeller sul circuito di Le Mans. E lo farà di nuovo. “Con Porsche sarebbe una cosa formidabile. Non si può descrivere la passione per il marchio.” Bernhard, che ha iniziato il suo percorso in Porsche nel 1999 nello junior team, ha ottenuto sette vittorie assolute nella maratona automobilistica, di cui cinque nella 24 ore di Nürburgring e le altre due rispettivamente sul circuito di Le Mans e di Daytona. Le gare di endurance non sono la sua unica passione: nel 2013 ha vinto una corsa nel circuito di casa della Saar con una 911 GT3, per il campionato di rally tedesco.

Romain Dumas (Francia, 36)

Romain trasuda Porsche. Svizzero di adozione, quando non è al volante per la scuderia ufficiale Porsche, lo fa in missione privata. Ad esempio a Pikes Peak, a Macau o nel campionato di rally francese, dove nel 2013 ha vinto quattro corse con la 911 GT3 RS. Ha conquistato sette vittorie assolute: con l’Audi nella 24 ore di Le Mans a fianco di Timo Bernhard e Mike Rockenfeller nel 2010, quattro volte sul circuito di Nürburgring Nordschleife e due volte a Spa con Porsche. Alès, la sua città natale, non dista molto dal mar Mediterraneo; un’altra sua passione conservata da molto tempo sono le barche. Invece, l’ultima passione di Dumas è venuta alla luce alla fine del 2013 e si chiama Gabin.

Brendon Hartley (Nuova Zelanda, 24)

Appartiene alla “computer generation”, stimato pilota collaudatore con esperienza in Formula 1, un vero e pro prio “corridore”. Da adolescente ha lasciato la sua patria, alla’ltro capo del mondo, per accelerare la sua carriera in Europa, che nel 2007 ha preso la giusta spinta con il titolo mondiale nel campionato “World Series by Renault”. Risentendo della concorrenza come pilota collaudatore in Formula 1, Hartley si è dedicato alle corse di auto sportive. La 24 ore di Le Mans è per lui la corsa più emozionale del mondo: “Un insieme smisurato di sensazioni, non ho mai visto così tante persone in piedi con le lacrime agli occhi”.

Neel Jani (Svizzera, 30)

Svizzero di origine indiana, esperto pilota di endurance, con la passione per Porsche già da bambino. Le uscite domenicali sul sedile posteriore della 911 del padre erano eccezionali.

Formula Renault, Champ Car World Series, vittoria della serie A1GP, diversi anni come pilota collaudatore di Formula 1; la formula sport è stata per molto tempo il punto d’interesse centrale. Jani, che vive con la moglie Lauren nel porto svizzero lacustre, ha iniziato nel 2009 a Le Mans. Nel 2011 ha vinto la “Le Mans Series” con la Rebellion, nel 2012 ha conquistato il quarto posto assoluto, di nuovo con la LMP1 della Rebellion, sfiorando il podio a Le Mans.

“Qui è possibile lottare per la vittoria assoluta solo con un top-team”.

Marc Lieb (Germania, 33)

Il ventenne originario di Stoccarda ha superato la selezione come pilota per lo junior team Porsche. Da allora si è aggiudicato vittorie in tutto il mondo con Porsche, di cui cinque vittorie assolute nelle maratone automobilistiche: quattro volte nella 24 ore di Nürburgring, una volta a Spa. A Le Mans ha già vinto con Porsche nella classe GT; ora anche qui vuole ottenere risultati lottando nella categoria top. Il giovane padre di famiglia (due bambini) non solo contribuisce allo sviluppo di auto da corsa; questo ingegnere del settore automotive era una persona richiesta anche quando nacque la 918 Spyder. Nell’autunno 2013 riuscì a battere il record del circuito con la vettura super sportiva sul circuito di Nürburgring-Nordschleife.

Mark Webber (Australia, 37)

Questa stella della Formula 1, 215 Grand Prix, 13 Pole Position, nove vittorie, affronta la sfida delle corse di auto sportive. Nato a Queanbeyan (NSW), si è trasferito nel 1996 in Inghilterra. Formula Ford, Formula 3, auto sportive, Formula 3000, Formula 1. Lo sportivo appassionato dell’universo “outdoor” ha ancora un conto aperto con Le Mans: nel 1999 ha capottato con la Mercedes CLR AMG per due volte a causa di problemi di aerodinamica.

Il significato di Porsche per lui: “auto sportiva concepita a livelli super, di cui non si può fare a meno; perfetta per qualsiasi stato d’animo e ogni situazione”. Vive con Ann Neal (e molti cani) a Aylesbury (Regno Unito).

 

Auto da corsa con motore ibrido

Nel 2010 Porsche stava quasi per fare sensazione con l’avveniristica 911 GT3 R Hybrid: fino a circa due ore prima della fine della 24 ore sul Nürburgring, questa GT3 era in testa, con il suo motore a sei cilindri da quattro litri e da 465 CV in coda e due motori elettrici da 75 kW ciascuno sull’asse anteriore. Anche questa innovativa trazione anteriore era nel contempo oggetto di prova: il concetto di ibrido della 918 Spider, che comprende anche una trazione elettrica anteriore, è una diretta evoluzione dalla 911 GT3 R Hybrid.

La 919 Hybrid altamente innovativa, con la quale la Porsche è rientrata nel 2014 nella categoria top del campionato mondiale della auto sportive, continua a scrivere la storia.

 

Una storia d’orgoglio

Porsche alla 24 ore di Le Mans

La Porsche è Le Mans e Le Mans è la Porsche. Nessun altro marchio ha plasmato la più famosa gara di endurance al mondo in modo così energico. Dal 1951 a oggi, Porsche è stata presente ininterrottamente alla 24 ore di Le Mans e con 16 vittorie assolute detiene come sempre il primato sul circuito di Sarthe. In questa sua continua presenza Porsche ha sempre lasciato trasparire l’intenzione di provare l’efficienza di innovazioni tecniche nelle auto da corsa e di trasferirla nella produzione in serie.

Quando il 14 giugno 2014 alle ore 15:00 le nuove Porsche 919 Hybrid taglieranno la linea di partenza, seguiranno grandi tracce: sul tracciato lungo più di 13 chilometri sono state scritte delle storie che hanno creato il mito Porsche. Tipologie di vincitori tra cui la radicale 917, l’indistruttibile 935 o la vincitrice della serie 956/962 ne sono da molto tempo le icone.

La storia di Porsche a Le Mans ha avuto inizio molto prima dell’era dominata da questi bolidi. Nel giugno 1951, solo tre mesi dopo che erano stati montati i primi veicoli di serie nello stabilimento di Stuttgart-Zuffenhausen, Porsche presenta la 356 SL (superleggera) alla linea di partenza. La “prima” diventa un successo completo: Auguste Veuillet e Edmond Mouche vincono nella loro classe. Fino a oggi seguiranno altre 101 vittorie nella propria classe.

Nel 1968, la Porsche 908 da 370 CV occupa per la prima volta la Pole Position. Nel 1970 segue la celebratissima prima vittoria assoluta della leggendaria 917, quando Hans Herrmann e Richard Attwood, dopo 4.607,811 chilometri o 343 giri, tagliano per primi il traguardo.

28 anni dopo, Allan McNish, Laurent Aiello e Stéphane Ortelli portano a casa con la 911 GT1, per il momento per l’ultima volta, la vittoria di questa classica gara di endurance.

 

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