Sardegna, i giovani ed il lavoro verde

Green Job, la Sardegna punta sul verde per rilanciare l’occupazione giovanile

Cagliari, Italia. 10 giugno 2011. Mille rose “a emissione zero” sui banchi di scuola della Sardegna. Fiori bianchi e rossi, in omaggio alla bandiera dell’Isola, provenienti da serre alimentate a energia solare e divenuti il simbolo della “rivoluzione sostenibile” messa in cantiere dal governo Cappellacci, che parte proprio dai giovani sardi e da nuovi master e corsi di alta specializzazione per costruire le professioni del futuro.

Il tour floreale dedicato alla green economy è partito questa mattina all’Istituto agrario Duca degli Abruzzi di Elmas, con la partecipazione del comico e attore di origine sarda (per parte di madre) Max Giusti, collegato in diretta dal programma “Supermax” di Radio Due, e con la presenza di Tessa Gelisio di Mediaset e della conduttrice Monica Marangoni di Rai Uno. Tappa anche davanti alle scuole di Alghero e di Sassari, nel territorio destinato a diventare il cuore del nuovo sistema economico della Sardegna.

“Il progetto Sardegna Co2.zero, che passa adesso alla fase operativa, significa non solo ambiente, ma anche economia e lavoro – spiega Andrea Prato, responsabile del progetto – E i giovani ne sono i protagonisti, non solo in quanto generazione futura che ne godrà i frutti, ma perché toccherà a loro, con la propria capacità e preparazione, dare corpo e sostanza a questo percorso della Sardegna verso la sostenibilità”.

In Italia, gli impiegati nel settore ambientale sono circa 100mila (rapporto IRES-CGIL su “Energia e lavoro sostenibile”) e aumenteranno di un milione di unità nei prossimi cinque anni (fonte Kyoto club). Si stima inoltre che più di 100mila nuovi posti di lavoro si potrebbero creare attraverso la riconversione del 20% dell’industria petrolchimica in bioraffinerie (fonte Asso Energie Future).

È la strada intrapresa per Porto Torres, che vedrà trasformare il vecchio impianto petrolchimico nel primo polo di chimica verde d’Europa. Una volta a regime, nel 2016, gli occupati dello stabilimento aumenteranno del 20%, senza considerare gli effetti sull’indotto. Nei nuovi impianti alimentati a biomasse verranno infatti prodotti sacchetti di bioplastica, posate usa e getta di origine vegetale, prodotti in grado di biodegradarsi in brevissimo tempo, oggetti di uso comune destinati a modificare, insieme alle abitudini di vita, anche l’economia locale del territorio.

“La Sardegna ha una forte e radicata tradizione legata alla natura, al paesaggio, ai suoi cicli vitali – aggiunge Prato. – La nostra scommessa è riuscire a creare sviluppo e occupazione partendo dagli stessi valori che caratterizzano la nostra società da migliaia di anni, riconvertendo in chiave ecosostenibile le figure tradizionali dell’economia locale. Perché sviluppo sostenibile non significa difendere la terra dei padri, ma quella dei figli”.

Secondo i piani del governo sarà proprio il green job a dare una svolta alla lotta contro la disoccupazione giovanile, affrontata nei giorni scorsi con un piano straordinario per il lavoro che ha stanziato 200 milioni di euro destinati a giovani, donne e disoccupati e che punta a coinvolgere 108 mila studenti e 350 imprese, di cui 200 di nuova costituzione. Nel 2010, il tasso di giovani sardi in cerca di impiego è stato del 38,8%. Un livello allarmante, ma inferiore di oltre 6 punti rispetto all’anno precedente, quando, nel picco della crisi economica, aveva raggiunto il 43,9% (dati Istat dell’8-6-2011). Segno che le prime misure messe in atto dalla giunta regionale cominciano a dare i frutti sperati.

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