AFASE commenta i dazi USA

I commenti di AFASE sui dazi fotovoltaici imposti dal Dipartimento del Commercio USA

Fonte: AFASE

 

Bruxelles, Belgio. 11 Ottobre 2012. L’Alleanza per un’Energia Solare Accessibile (AFASE) commenta la notizia dei dazi compensativi e anti-dumping imposti ieri dal Dipartimento del Commercio USA sulle importazioni fotovoltaiche cinesi con le seguenti dichiarazioni:

“Come AFASE, una coalizione di oltre 150 aziende fotovoltaiche europee, siamo preoccupati per le tendenze protezionistiche dell’industria solare nel mondo. Sebbene la decisione finale del Dipartimento del Commercio USA sia limitata alle sole celle fotovoltaiche fabbricate in Cina, e nonostante i dazi annunciati siano – in media – più bassi di quelli fissati con le decisioni preliminari di maggio, questa decisione avrà senz’altro un impatto dannoso sull’industria globale del solare”, afferma Darren Thompson, Managing Director di Yingli Green Energy Europe, membro di AFASE.

I mercati aperti ed una sana competizione hanno reso l’energia solare conveniente, non solo negli Stati Uniti, ma anche nell’Unione Europea. L’energia solare gioca un ruolo importante relativamente a due aspetti prioritari per l’Europa: il raggiungimento dell’indipendenza energetica unitamente alla protezione dell’ambiente. I prezzi convenienti hanno consentito all’energia fotovoltaica di crescere in percentuale nel mix energetico e hanno contribuito a creare un’industria solare europea innovativa con circa 300.000 posti di lavoro. Eventuali barriere commerciali avrebbero l’effetto di aumentare i prezzi degli impianti fotovoltaici e di mettere a rischio l’occupazione e la crescita di questo comparto, così come compromettere il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020.

“L’indagine del Dipartimento del Commercio USA e il procedimento anti-dumping relativo ai prodotti fotovoltaici cinesi in UE non sono direttamente comparabili. Si tratta infatti di due procedure separate che hanno regole e tecnicismi differenti. Di conseguenza, dalla decisione statunitense non possiamo trarre nessuna conclusione sul possibile esito dell’indagine della Commissione Europea”, aggiunge Thompson.

 

 

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