Nuovo fallimento della Think?

Con Nikki Gordon-Bloomfield

Fonte: Indianapolis Business Journal

All Cars Electric

22 Giugno 2011. Fare un auto elettrica è un business particolarmente difficile, irto di rischi finanziari, di sfide di ingegneria e di dura concorrenza da parte di automobili di piccole dimensioni e veicoli simili.

E in quel mondo, alcune case automobilistiche riescono a portare le auto elettriche al mercato, mentre altre soccombono.

L’ultima vittima nella lotta darwiniana per la sopravvivenza? La norvegese Think Global, i responsabili dell’auto elettrica Think City.

La comunicazione che l’impresa aveva presentato istanza di fallimento della produzione nel proprio paese d’origine, Norvegia, ha fatto pensare ad una richiesta dell’azionista, il fornitore delle batterie Ener1 Inc.

Ener1 aveva precedentemente cancellato una partecipazione di 73 milioni di dollari in Think, ma ha detto agli investitori in data odierna che si trattava della presa in carico di 32,6 milioni dollari di prestiti e crediti non pagati da Think Global.

Con un’autonomia di soli 100 chilometri, una velocità massima di 68 miglia all’ora (109 km/h) e un interno molto spartano, la Think City EV non sta vendendo bene contro una forte concorrenza di altre auto elettriche.

Questa non è una sorpresa. Il nostro John Voelcker ha espresso le sue preoccupazioni all’inizio di quest’anno, intravedendo una strada in salita per vendere il la vettura Think elettrica fatta tutta plastica nelle città negli Stati Uniti, soprattutto quando il prezzo suggerito senza gli incentivi è stato di 41.000 dollari.

Negli ultimi mesi abbiamo visto Think in una fase abbastanza creativa con le sue pubblicità, volta a esaurire le sue scorte eccedenti, con nomi e personalità.

Ma anche con un nome, la Think EVs City ha fatto molta fatica a vendere, anche negli stati in cui gli incentivi per i veicoli elettrici hanno drasticamente abbassato il costo di acquisto.

Quindi la Think è morta? La prognosi iniziale non è buona, ma la Think è sopravvissuta a fallimenti precedenti dai diversi proprietari (tra cui Ford) e ad una profonda ristrutturazioni aziendale.

Pur avendo cercato i responsabili, non siamo stati in grado di parlare con alcuna persona responsabile di Think Global o Think Stati Uniti per un commento ufficiale sulla richiesta norvegese di fallimento della Think Global.

 

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