Basf acquista brevetti da Ovonic per batterie al NiMH

GM, Chevron-Texaco, Basf: passano di mano i brevetti sulle batterie al NiMH

Fonte: Autoambiente

30 gennaio 2012. La cifra è modesta, 58 milioni di dollari (44 milioni di euro), ma il valore simbolico è notevole. La Ovonic Battery Company e i suoi brevetti sulle batterie al NiMH per autotrazione passano ancora di mano e finiscono al colosso tedesco della chimica Basf. L’azienda americana è stata protagonista, nel bene e nel male, della storia dell’auto elettrica e ibrida. In particolare per il discusso e ancora poco noto caso della causa vinta contro Toyota e Panasonic dalla capogruppo Cobasys, quando questa era di proprietà della Chevron Texaco.

Questione che abbiamo analizzato in dettaglio e che ha visto una compagnia petrolifera mettere i bastoni tra le ruote all’auto elettrica fermando di colpo, a circa 1500 esemplari, la produzione della Rav EV e di fatto congelando i progetti Toyota sull’auto elettrica pura. Progetti che invece General Motors aveva già abbandonato, vendendo l’innovativa (a quel tempo) tecnologia NiMH appunto alla Chevron Texaco prima ancora di sperimentarla sulla sua GM EV1.

Procedura di fallimento per ECD, pioniera delle ecotecnologie

La vendita della Ovonic Battery Company è uno dei primi passi della bancarotta controllata, il “Capitolo 11” secondo la legislazione americana, della proprietaria ECD, Energy Conversion Devices. Società che in passato ha detenuto il 50% della stessa Cobasys, che nel 2009 Chevron-Texaco ha venduto alla SB Limotive: la joint venture tra Samsung e Robert Bosch che dovrebbe diventare uno dei principali attori mondiali sul mercato delle batterie per autotrazione.

Un altro gioiello di famiglia in vendita da parte di ECD per pagare (almeno in parte) i creditori riguarda l’Italia abbastanza da vicino. Si tratta della United Solar, che giusto 4 mesi fa ha annunciato l’apertura di una fabbrica a Taranto per produrre tetti metallici che integrano pannelli fotovoltaici a film sottile. Fabbrica che fa capo al partner italiano, la Marcegaglia della omonima presidente di Confindustria. Anche dietro i pannelli solari United, va notato, c’era lo straordinario genio – magari non confermato a livello imprenditoriale – di Stanford R. Ovshinsky, oggi 89enne. Un vero “inventore” assai poco noto ma che ha portato a grandi avanzamenti tecnologici nei campi più disparati.

Basf, l’affare dell’anno?

Le ultime barriere all’utilizzo delle batterie per autotrazione al NiMH – attualmente utilizzate da quasi tutte le ibride “di massa” come le Toyota, Lexus, Honda – cadranno nel 2014 alla scadenza dei relativi brevetti. E c’è chi sostiene che questa tecnologia possa, una volta libera da costrizioni legali, diventare competitiva rispetto a quella litio-ioni, e non solo perché costa meno. Basti pensare che le comuni batterie a stilo ricaricabili al NiMh hanno un rapporto nominale tra energia e peso superiore del 100% rispetto al pacco a NiMH della Rav EV e del 50% rispetto a quello al lito-ioni della Nissan Leaf. Certo, tra valori nominali e pratici ce ne corre, ma l’impressione è che il distacco prestazionale tra litio-ioni e nichel-idruri metallici sia ben più contenuto di quanto si creda.

Ma alla ECD non rimangono solo le royalties pagate da vari produttori mondiali di batterie al NiMH. Da tempo sta sviluppando, a fianco della produzione di catodi per batterie al litio-ioni, diverse tecnologie alternative, come il litio-zolfo. Ma forse la più interessante, sulla carta, coinvolge i “vecchi” idruri metallici: le batterie MH-aria promettono un peso inferiore (del 30-50%) al litio-ioni a parità di energia e, soprattutto, costi molto più bassi. Insomma se le promesse dei laboratori Ovonic saranno mantenute a livello industriale – cosa niente affatto certa ma possibile – Basf avrebbe fatto davvero un affare.

 

 

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.