AFASE risponde ai produttori italiani

AFASE risponde alla dichiarazione dell’Associazione dei Produttori Italiani di Componenti PV (FI)

Fonte: AFASE

Bruxelles, Belgio. 3 dicembre 2012. L’industria del solare globale si trova in una fase di consolidamento, un consolidamento che è certamente doloroso, ma piuttosto naturale per un settore così giovane.

Le aziende solari di tutto il mondo soffrono di eccesso di capacità produttiva. I prezzi dei moduli solari sul mercato europeo è crollato non per le supposte pratiche di dumping, come afferma IFI attraverso il suo presidente Alessandro Cremonesi. Ci sono piuttosto almeno tre ragioni concrete ed oggettive che spiegano il fenomeno dei prezzi in calo:

“In primo luogo, tutti i processi di produzione di moduli fotovoltaici sono diventati ormai molto più efficienti rispetto al passato” risponde Fabio Patti, amministratore delegato di Yingli Green Energy Italia, e portavoce di AFASE: “Le aziende che hanno una catena del valore totalmente e verticalmente integrata hanno abbattuto notevolmente i costi. D’altronde, i volumi di produzione contano e i produttori più grandi traggono beneficio da significative economie di scala. Basti solo pensare al fatto che il totale della capacità produttiva di tutte le aziende associate ad IFI non riesce nemmeno a raggiungere la capacità produttiva di una solo produttore cinese”.

Prosegue Patti: “In secondo luogo, anche il costo della materia prima, il polisilicio, si è ridotto notevolmente: da circa 450 dollari americani al kilo nel 2008 a circa 17 dollari al chilo nel novembre del 2012. Ciò significa che c’è stata una diminuzione media annua del 25%, ovvero una riduzione dei prezzi totale del 96%. Tuttavia molte aziende solari europee sono legate a contratti di fornitura di polisilicio di lungo periodo (take or pay contracts) che le costringe a pagare fino a 60 dollari al chilo, non consentendo loro di approfittare dell’abbattimento dei costi. Ciò fa si che esse siano non competitive già in partenza.

Aggiungo infine che non bisogna dimenticare che lo scenario normativo generale in cui si muove il mercato fotovoltaico in Europa è cambiato negli ultimi due anni, ed è tuttora in evoluzione. La formazione dei prezzi nel settore è fortemente condizionata dalle politiche pubbliche e non – come sostiene IFI – pilotata dai produttori cinesi”.

E aggiunge Paolo Rocco Viscontini, presidente e AD di Enerpoint:  “Un aumento dei prezzi dovuto ai dazi colpirebbe tutti: la filiera del fotovoltaico non è composta solo dai produttori di moduli fotovoltaici, che hanno avuto, hanno e avranno il loro giusto spazio nel mercato europeo. Infatti, la quota di moduli non cinesi sul totale installato in Italia è del 61%, come dimostra il recente rapporto del GSE. Ritengo che sarebbe più utile collaborare affinché Europa e Cina possano contribuire insieme a uno sviluppo sano del mercato del fotovoltaico a beneficio di tutti”.

 

 

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